unabuonaideadellacitta

Tuesday, May 18, 2004

Una stagione di opposizione. Gli interventi, le ricerche, e gli articoli di Davide Ferrari.

Dal 1999, l'anno della vittoria di Guazzaloca al voto del 12 e 13 Giugno 2004. La sinistra all'opposizione in Comune, a Bologna.

Friday, May 14, 2004

"Senza suoni di fanfare". Presentazione di Giancarla Codrignani , "Cinque anni". Presentazione di Carlo Flamigni

Giancarla Codrignani

A pochi giorni dal voto, vale la pena di ripercorrere le tappe,
fra cronaca e storia, che ha percorso l'opposizione consiliare
a Guazzaloca.

E' utile per ragionare su quanto si è fatto, a partire dalla
scelta di non seguire la corrente, di dire No ad un Sindaco
che appariva "il nuovo", di ripartire, per la sinistra e per la città.
E bene ha fatto Davide Ferrari, il capogruppo di Due Torri/DS, a
mettere on-line le testimonianze di un percorso realmente costruttivo;
ma anche faticoso per chi l'ha condotto senza suoni di fanfare.

Anche i partiti hanno reazioni emotive e la sconfitta, dopo più di
cinquant'anni di vittorie, ha prodotto nel centro-sinistra non pochi
disorientamenti. Si era preparati a governare e nessuno aveva mai messo nel
conto che Bologna passasse alla destra.
I politologi sostengono che chi sa governare sa anche fare opposizione; non
dicono che oggi bisogna essere preparati non solo al sovvertimento delle
regole classiche ad opera delle "modernizzazioni", ma anche alla qualità
delle trasformazioni in atto e agli usi arbitrari delle norme che
privilegiano chi vince e si prende tutto.
Se pensiamo all'informazione, ci rendiamo conto dei danni: anche il
pluralismo si sfarina. Infatti, le cronache dell'Unità, della Repubblica,
del Domani si contrappongono al Resto del Carlino, ma la tendenziosità
della televisione, pubblica e privata, comprime a tal punto le opposizioni
da tenere i cittadini all'oscuro delle loro iniziative.
Bisognava lavorare in proprio. Ma i progressisti non erano avvantaggiati,
privi di mezzi economici e di televisioni. Avrebbero dovuto coinvolgere
direttamente la gente, ma fino alla presentazione del bilancio di
metà mandato (promosso proprio dai gruppi di opposizione in Consiglio,
perché il sindaco non si è sognato di presentarne uno) era corsa
l'illusione che l'avversario fosse "facile": il vecchio Guazzaloca
"democratico" che ha sempre giocato a carte con tutti e che si era fatto
intrappolare da alleati reazionari, certo non avrebbe prodotto danni.
Non avrebbe fatto nulla.Anzi avrebbe garantito una transizione
indolore e consociativa.
Questa illusione non poteva certo aiutare e sostenere l'opposizione
in Consiglio ed i Quartieri retti dal Centro sinistra.
A queste rappresentanze a lungo è toccato così l'onere di una corsa in solitudine.
Ma Guazzaloca non restava immobile, anzi- a suo modo- faceva "molto".
Il "molto"non si riferisce alle operazioni statuarie, da san Petronio
a Ugo Bassi o ai "barattoli" che Sgarbi definisce illecito estetico;o alle
inaugurazioni in proprio di opere varate e finanziate dal
centro-sinistra, ma ai danni, veri e proprii arrecati alla città.
Ricordo: i bimbi statisticamente prevedibili ma lasciati fuori dal
nido (e sono ben 700), le difficoltà delle imprese e le chiusure di
fabbriche senza interessamento del Comune, la rinuncia alla nuova Stazione
ferroviaria, la mano libera lasciata ai costruttori, il traffico
abbandonato a se stesso fatto salvo il raddoppio delle multe, Sirio
colpevolmente inutilizzato fra smog e polveri sottili in crescita, il
disinteresse per le famiglie contraddittorio con l'aumento delle tasse, il
dimenticatoio in cui è caduto il progetto Iperbole del digitale per tutti,
il disimpegno per qualunque politica di integrazione che non siano i Centri
statali di prima accoglienza, l'inefficienza della politica culturale, dei
rapporti con l'Università, con le Fondazioni, con la ricerca, la
disincentivazione del libero associazionismo a cui si sono resi
insostenibili gli affitti di sede,
Il "fare amministrativo", invece, le realizzazioni, erano e sono,
via via, in gran parte delegate alla responsabilità di Galletti,
Monaco, Pannuti, ma anche Preziosa, Garagnani, Raisi.
Sono "grandi opere" che hanno avuto il merito di fare discutere,
si può dire di smuovere l'interesse, talvolta motivatamente scandalizzato,
dei cittadini.
Certamente si tratta di cose rilevanti: l'impegno - ormai
finanziato dal governo - per una metropolitana sull'inutile asse nord/sud,
la Sala Borsa in scala ridotta e architettonicamente violentata rispetto al
progetto di Roberto Grandi, il teatro Manzoni strappato alla
privatizzazione berlusconiana, lo spoil system praticato a beneficio
proprio in tutti i luoghi di potere, le operazioni culturali tipo
requisizione della quadreria del Conservatorio; senza dimenticare il
revival fascistoide con Raisi:/An a rappresentare il Comune a Montesole
in contrasto con le ambigue dichiarazioni di solidarietà con l'Anpi
I cittadini, incominciarono a dare La Sveglia alla società e con girotondi,
comitati, gruppi, associazioni, manifestazioni costruirono il tessuto
"civile" necessario per fare capire ai partiti che la tradizionale cultura
di Bologna, abbandonata a se stessa, stava degenerando. E' la società
civile che ha aperto le vie a una nuova partecipazione a favore del
candidato miracolosamente calato del cielo ("questa" Bologna intorpidita
chi avrebbe mai potuto esprimere?).
Forse i partiti hanno dovuto "svegliarsi"; ma si sono sentiti espropriati
di quel fare politica che erano abituati a gestire da soli. Forse la
società civile ha esplicitato un'eccessiva volontà di autonomia e la
critica maliziosa ha provocato irritazione al ceto politico burocratizzato.
Forse bisogna rendersi conto dell'importanza di ripensare il senso di
deleghe e libertà: il diritto di cittadinanza significa anche diritto di
essere soggetti protagonisti riconosciuti e non oggetti di tutela e di
indirizzo da parte degli apparati. Tuttavia è vero che con una forte (e
scomoda) sinergia fra società civile e partiti crescono le difficoltà, ma è
il solo modo con cui si va avanti.
Il lavoro che Ferrari testimonia dimostra una presenza, tenace, appassionata,
in tutti questi punti e nodi, non semplici e numerosi, ancora aperti,
perennemente da risolvere..

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Carlo Flamigni



Credo di capire cosa sta cercando di fare Davide: vuole invitarci tutti a
ricordare, vuole costringerci a tornare con la memoria a quei giorni bui
di cinque anni orsono, i giorni che hanno preceduto e seguito un momento che
definirò ( ma è già un understatement )particolarmente sgradevole, il
giorno della vittoria di Guazzaloca.
Non sono mai riuscito a raccontare quei giorni, a dare la mia versione,
la mia interpretazione personale.
A chi mi vuol bene sembra che i miei ricordi interessino poco, chi mi ama
si affanna subito a farmi capire di avermi perdonato,mi dice che le parole
non servono piu', mi invita a guardare avanti.
Ai miei compagni di partito non piace ascoltarmi, temono - così mi sembra
di capire - che io mi voglia giustificare.
Così quei ricordi li tengo per me ( non temete compagni, non scriverò le
mie memorie ) e qui mi limito a riferire solo alcune delle mie impressioni.
La prima impressione fu quella di essere iscritto a un partito "sbagliato".
C'erano compagni che , incontrandomi, mio dicevano: "Te l'avevo detto ! ",
e ridevano, un riso quasi sempre falso, un po' sguaiato, lo ricordo bene.
C'erano compagni che mi parlavano bene di Guazzaloca, qualche critica sì,
qualche commento divertito sulla sua pigrizia e poi, certo, "era tanto
permaloso!".
Ma, chissa', sembrava proprio che avrebbe potuto essere lui l'uomo della
transizione, e poi - udite, udite - per un pelo non era stato un uomo no=
stro, stupidi noi a non capire....
C'erano compagni che mi fermavano per strada per raccontarmi - e il sorriso
diventava subito odioso - che il nuovo Sindaco giocava a carte con il compa=
gno tal dei tali, era tanto amico del compagno tal altro, forse - e qui la voce
diventava più bassa, quasi un sussurro - sarebbe venuto alla Festa dell'Unità.
Ci fu un eminente membro del partito che mi sgridò - ma c'era nella sua voce,la
condiscendenza che si deve ai dilettanti e agli illusi - perche' avevo attaccato
i "poteri forti" (Ma ero matto a chiamarli cosi'? Non sapevo che per anni la capacita',l'efficacia stessa del nostro governare era dovuta proprio...).
Altri mi fecero capire che ero stato proprio uno sciocco a dare dell'ignorante
al nuovo Sindaco, e queste erano in realta' le persone che sopportavo di meno,
perche' mi rendevo conto che, costretti a scegliere, avrebbero creduto alla
sua versione e non alla mia. Compagni.
Ero sollecitato dunque da molti fatti e da molte persone (mia moglie prima
tra tutte ) a lasciare il mio posto di consigliere, lasciarlo a una persona
piu' degna e meritevole.
Ancora oggi non ho capito perche' non lo feci: forse perche' Mauro Zani mi
disse che al momento non aveva niente di meglio tra le mani, forse perche'
mi sono sempre considerato un soldato, un soldato con un forte senso di responsabilita', che comunque non lascia il suo posto in trincea.
Comunque ando' così, restai.
Le prime riuniooni del Consiglio comunale furono tristi e molto faticose.
Eravamo "L'opposizione" ma non avevamo la sensazione di rappresentare
veramente qualcuno.
Non e' mai facile, io lo so bene, stare all'opposizione.
Diventa difficilissimo starci senza un ruolo, uno scopo, un obiettivo.
Una bandiera.
Ecco ero, eravamo, soldati senza bandiera.
La mia scelta personale fu quella di non intervenire nelle discussioni
e di votare, comunque e sempre, contro ogni delibera. Una scelta basata sul
desiderio di manifestare tutto il mio "profondo" disprezzo e di lenire
almeno un po' il mio dolore personale.
La causa vera del mio dolore era la consapwevolezza di aver consegnato
la citta' ai mercanti del tempio e di non poter contare, per molti anni,
su qualcuno che dal tempio li potesse cacciare.
Il mio disprezzo nasceva da motivi facili da intuire e sui quali non vo=
glio comunque soffermarmi.
Nei primi tempi, gran parte delle cose che riuscivamo a fare erano affidate
a Carlo Castelli, l'uomo piu' cocciuto che io abbia mai incontrato.
Davide Ferrari si guardava intorno, capiva, prendeva la rincorsa.
Non credo che il mio modo di affrontare il problema piacesse agli altri compagni.
In ogni caso Davide, che come capogruppo avrebbe avuto il diritto di contestarmi, non mi prese mai di petto. direi che mi avvicino' con una cautela quasi eccessiva. Poi comincio' a dirmi - ma sembrava quasi pensare a voce alta-
cose che mi ferirono un po' e mi colpirono molto.
Mi disse che, in ogni caso, eravamo li' a rappresentare la meta' meno uno
dei cittadini e che la meta' meno uno dei cittadini aveva il diritto di essere
rappresentata con serieta' dignita' ed efficacia.
Mi disse che bisognava tener duro, che le cose sarebbero
cambiate, che lo spettro di un possibile consociativismo si sarebbe
dissolto da solo, troppoproterva essendo la maggioranza che governava.
Tenemmo duro.
Le cose cambiarono, prima nel partito, che ci diede fiducia, poi nella citta',
nella quale molte persone cominciarono a ragionare razionalmente su quanto
era successo, a giudicare con freddezza quanto stava accadendo.
Simbolicamente, qualcuno ci mise in mano una bandiera.
C'era finalmente, con noi, una citta' che si opponeva.
Davide - cosi'apparentemente fragile e quieto nelle conversazioni,
cosi'gradevolmente duro ed impietoso nelle contestazioni
- comincio' ad opporsi, con durezza, tenacia, ostinazione.
L'efficacia del gruppo comincio' a crescere, insieme alla sensazione di
"rappresentare", di non essere soli.
E via via che gli interventi di Davide diventavano piu' efficaci le repliche
della maggioranza diventavano piu' stolide.
Non so se abbiate mai ascoltato Davide quando parla di politica.
Parla bene, a braccio, mai un errore, mai un anacoluto.
Ogni tanto, nei momenti giusti, alza la voce ma e' quasi impossibile
capire se si e' incazzato nella testa o si e' incazzato solo nella gola.
Ma e' conseguente, logico, stringente.
Poche chiacchere, molti fatti.
Una retorica ridotta al minimo, da professore, non da uomo politico.
Mi viene in mente un orribile giornaletto della maggioranza che cer=
cava di metterci in ridicolo, riportando frasi prese dai nostri interventi,
soprattutto da interventi di Davide.
Penso che sia ora di rivolgere un sincero ringraziamento ai suoi curatori,
visto che, alla fin fine, c'era molta piu' ammirazione che critica in
quelle citazioni.
Nel dibattito politico si dovrebbe sempre riuscire a mantenere un certo
distacco, a non impegnarsi mai troppo affettivamente, a non odiare mai
"gli altri".
A parte il fatto che mi chiamo personalmente fuori (cioe', non sono in grado
di stare a queste regole) ho scoperto che molti membri della maggioranza
provano, nei confronti di Davide sentimenti molto negativi (che non precisero',
per carita' d'animo).
Ne sono lieto per lui: qualsiasi psicanalista, infatti, vi potra' dire che si tratta di sentimenti camuffati, che tutto in fondo deriva da un felice connubio tra ammirazione, rispetto e timore reverenziale.

Thursday, May 13, 2004

2004, verso Cofferati

I dati sull'intensa attività politica svolta in cinque anni a Palazzo D'Accursio
Ecco il lavoro dell'opposizione


“Affrontati molti temi: infrastrutture, nidi, scuola e cultura, handicap, sociale e sport”

Mentre il voto di primavera si avvicina, i gruppi politici di opposizione hanno tracciato un bilancio di cinque anni di proposte e di contestazioni puntuali alla giunta e al 'Sindaco assente', Giorgio Guazzaloca.
Dati alla mano, siamo di fronte a un'intensa attività consiliare: 843 interpellanze, 831 domande d'attualità, ben 1.056 interventi d'inizio seduta e 142 ordini del giorno approvati; altri 531 ordini del giorno presentati.
Il confronto fatto con i numeri dell’opposizione di centro-destra nel precedente mandato, quello della Giunta Vitali, parla chiaro. Allora l’opposizione di centro-destra fece circa 600 interventi di inizio seduta, 400 domande di attualità e 300 ordini del giorno, cioè molto meno degli oppositori attuali. Ma anche mettendo a confronto l'opposizione di questi anni con la medesima attività dei gruppi di maggioranza di questo mandato, anche in questo caso i numeri parlano di un'attività almeno doppia del centro-sinistra attuale.
"L'attività che abbiamo svolto è stata importante - afferma Davide Ferrari, capogruppo Ds - e il Comune di Bologna è stato vivo solo grazie all'opposizione". I temi affrontati, dalle infrastrutture, ai nidi e alle scuole, alla cultura, all'Handicap, al sociale e allo sport, sono tutti quelli che erano e sono al centro dell'interesse della pubblica opinione cittadina o che presentano maggiori problemi.
Insieme a Ferrari, sono venuti recentemente a incontrare i cronisti a Palazzo d'Accursio, per presentare queste cifre, il vicecapogruppo diessino Claudio Merighi, il capogruppo del Prc, Maurizio Zamboni, il capogruppo dei verdi, Giorgio Celli, il consigliere dei dipietristi, Bruno Carlo Sabbi, e il capogruppo della Margherita, Giuseppe Paruolo.
"C'è' stata un'assenza sistematica del Sindaco - hanno detto Zamboni, Celli e Sabbi - una tale desertificazione non si è mai vista. Il sindaco è anche il primo consigliere comunale e il fatto che abbia ritenuto il venire in aula un perdere tempo, la dice lunga sulla sua concezione della democrazia". "L'opposizione - ha incalzato Paruolo - è stata un'esperienza che ci è servita per imparare a essere umili e più fattivi". Claudio Merighi, infine, ha ribadito: "Noi alle istituzioni ci crediamo. Qualcuno ha voluto infossare il fiume della partecipazione, ma adesso quel fiume sta di nuovo uscendo".

ODG pres. (n.appr.)
ANNO 1999 opposizione 40; maggioranza 39
ANNO 2000 opp. 162; maggior. 128
ANNO 2001 opp. 146; maggior. 115
ANNO 2002 opp. 192; maggior. 161
ANNO 2003 opp. 113; maggior. 87
Tot opp. 653; maggior. 531





TOTALI 1999-2003
MAG OPP TOT
Numero consiglieri 29 18
INTERPELLANZE 379 843 1222
DOMANDE D'ATTUALITÀ* 552 831 1383
INTERV. INIZIO SED. 675 1056 1731
ODG APPROVATI 270 143 412
ODG NON APPROVATI 122 531 653
TOTALE ODG 392 673 1065
TOTALI 1998 3403 5401




INTERPELLANZE 1999-2003
MAG OPP TOT
1999 54 63 117
2000 117 190 307
2001 73 207 280
2002 66 202 268
2003 69 181 250
379 843 1222

DOMANDE D'ATTUALITA' 1999 - 2003
MAG OPP TOT
1999 37 55 92
2000 150 197 347
2001 127 191 318
2002 120 Ì85 305
2003 118 203 321
552 - 831 1383

INTERVENTI INIZIO SEDUTA 1999-2003
MAG OPP TOT
1999 32 38 70
2000 117 198 315
2001 159 304 463
2002 157 206 363
" 2003 210 310 520
675 1058 1731

ORDINI DEL GIORNO approvati 1999 - 2003
MAG OPP TOT
1999 23 17 40
2000 55 57 112
2001 70 40 110
2002 59 12 71
2003 63 16 79
270 143 413



Elenco dei Consigli Straordinari richiesti dall'opposizione e Istruttoria pubblica
1) 28/02/2000 RELAZIONE SU TRAM E PROGETTI PER METRO' E TUNNEL COLLINARE
2) 06/11/2000 LA SICUREZZA A BOLOGNA
3) 13/12/2000 INQUINAMENTO DA TRAFFICO E DIFFICILI CONDIZIONI DELLA MOBILITA’
4) 05/03/2001 BOLOGNA 2000CITTA' EUROPEA DELLA CULTURA
5) 09/04/2001 ATTUALITÀ DELLA RESISTENZA
6) 14/06/2001 LIBERE FORME ASSOCIATIVE
7) 22/10/2001 POLITICA DEL COMUNE PER I TEATRI E LA CULTURA
8) 14/01/2002 NUOTO E IMPIANTI SPORTIVI PER GLI SPORT D'ACQUA
9) 27/05/2002 VERIFICA DEL BILANCIO DEL COMUNE (META’ MANDATO)
10) 10/06/2002 TUTELA DEL DIRITTO DI CRITICA DEI CONSIGLIERI COMUNALI
11) 15/07/2002 SALA BORSA (SCALA MOBILE)
12) 21/10/2002 MONDO SCOLASTICO E SERVIZI EDUCATIVI
13) 09/12/2002 RAPPORTO SULL'IMPATTO DI AGENTI INQUINANTI ATMOSFERICI
14) 07/07/2003 STATO DEL SERVIZIO NIDO E SCUOLA D'INFANZIA
15) 20/10/2003 MANIFATTURA TABACCHI - PARCHEGGIO
16) 23/02/2004 Nido e Tempo pieno
17) 2004 un’altra idea per il metro’-tram
2000 Istruttoria pubblica "INDUSTRIA MULTIMEDIALE"

Gli altri numeri
Nel corso del cinque anni le forze politiche dell'opposizione hanno presentato molti ordini del giorno. Di questi ben 143 sono stati approvati. Inoltre, vanno aggiunti i numerosi emendamenti che, per quanto riguarda decine e decine di deliberati, hanno contribuito, in molte occasioni con votazioni differenziate da parte della stessa maggioranza di centro-destra, a migliorare o a cambiare un provvedimento della Giunta Guazzaloca.



Venerdì 27.02.2004, IL DOMANI


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FURBERIE DISGIUNTE

Le salmerie della furbizia della vecchia politica sono arrivate.
Cercano di confortare la traballante campagna elettorale di Guazzaloca con l'invito al voto disgiunto.
Persino il preistorico Luigi Preti e' sceso in campo, dopo l'ex-aitante Casini.
Cofferati ha gia' risposto da par suo, con la calma serena di chi sapra' garantire a Bologna ben altra guida.
Il voto disgiunto e' una proposta menzognera. Come governerebbe un Sindaco eletto da una massa di voti-centauro, mezzo-umani e mezzo-bestiali?
In queste ore stanno giungendo in tutte le buchette di Bologna dei cartoncini viola-azzurri con il voto sul simbolo dei Ds, peraltro sbagliato senza le Due Torri ai piedi della Quercia, e il nome di Giorgio Guazzaloca.
Ma come? non era colui il Sindaco che dall'alto della sua carica non avrebbe neanche fatto una campagna elettorale facendosi "rincorrere" da uno sfidante forestiero?
Bene, questi tagliandi e le altre massicce pubblicita' su giornali, radio e Tv hanno innanzitutto un significato.
Guazzaloca e' dietro, arranca. sta a lui ricorrere, a pochissimi giorni dal voto.
E' lui lo sfidante.
Cofferati e' gia' al centro della scelta di Bologna.
Guazzaloca deve provare a raschiare il fondo del barile.
Che fosse in difficolta' lo si era gia' capito qualche settimana fa'.
Non tanto e solo dai sondaggi. Dal fatto che la sua squadra, terminata nel ridicolo la retorica delle finte inaugurazioni, dei manifesti di Tram e Metro ancora inesistenti, si era impegnta a fondo a far girare la voce di mitiche rilevazioni che assicuravano al Guazza almeno la partecipazione a un ballottaggio, e si sa-dicevano- "se si va al secondo turno....".
Evidentemente la distanza cresce e dopo la squallida strumentalizzazione del dramma del prof. Biagi si gioca l'ultima carta: la propaganda massiccia del voto disgiunto.
Ma, come nei tarocchi, la carta e' uscita rovesciata e chi l'ha usata deve aspettarsi il peggio.
La corsa e' in salita, e fin qui niente di male, capita, ma il corridore guazzaloca non ha birra, e' senza argomenti.
Nel nervosismo ha tentato ma l'unico risultato sara' quello di essersi appicciccato l'etichetta di chi sta perdendo.
Lo scriviamo senza boria, sappiamo che bisogna convincere fino all'ultimo minuto i cittadini di bologna, anche per raccoglierne, con il voto, le proposte e i desideri.
Ma lo scriviamo anche con una certa fierezza.
Bologna non merita una politica di mezzucci ed inganni.
Guazzaloca e' proprio cosi', e' quello che cercava di accreditarsi come il nuovo Dozza, che cercava di sceditare i giovani dirigenti dell'opposizione dall'alto di un proprio radicamento che, in realta', oltre a poche lobbies, non era reale ma mediatico.
E' lo stesso che oggi dice: votate chi vi pare ma votatemi. che dice "io sono dei vostri" a tutti.
Ma Bologna non e' cosi' e non glielo perdonera' .
E' una citta' molto cambiata ma che vuole serieta' e autorevolezza non lingue biforcute, disgiunte, appunto.

Davide Ferrari
da L'Unita' , 9 Giugno
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Per il Tempo pieno, la scuola di base, il nido

Il Consiglio comunale straordinario

Si è svolto ieri, Lunedì 23 Febbraio, il Consiglio comunale straordinario, sui temi del Tempo pieno e della scuola, richiesto dall'opposizione con lo strumento della raccolta delle firme dei consiglieri. Riportiamo la cronaca, tratta in particolare da lanci dell'Agenzia Dire.

SCUOLA BOLOGNA. DS: BASTA ERRORI, INVESTIRE SUL TEMPO PIENO
FERRARI: SCUOLA, RITORNO INDIETRO TUTORAGGIO E ORARI.
NIDO, SERVONO 500 POSTI

''IL COMUNE NON OFFRE UN POSTO PUBBLICO IN PIÙ E DIFENDE LA RIFORMA MORATTI, MA LA VOSTRA LINEA SULLA SCUOLA NON REGGE. DOVETE DARE RISPOSTE E METTERE SOLDI IN BILANCIO. E' VENUTO IL TEMPO DELLA SCELTA: DECIDETE SE VOLETE CONSERVARE LA STRADA DELLA QUALITÀ E SCHIERARE BOLOGNA PER IL TEMPO PIENO, DAL
NIDO ALLE MEDIE, 0 SE PREFERITE LA PRIVATIZZAZIONE DELLA
SCUOLA''. DAVIDE FERRARI, CAPOGRUPPO DS A PALAZZO D'ACCURSIO,
APRE IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE SUGLI EFFETTI DELLA
RIFORMA MORATTI CON UN DURO ATTACCO NON SOLO ALLA RIVOLUZIONE CHE SI APPRESTA A INVESTIRE LA SCUOLA, MA ANCHE ALLE SCELTE DI UN
COMUNE CHE SUL TEMPO PIENO E' GUIDATO DA UN SINDACO, GIORGIO
GUAZZALOCA, ''CHE NON PARLA, MA CHE SOPRATTUTTO PARE NON AVER
VOGLIA DI SENTIRE LA VOCE DELLE FAMIGLIE, DEI DOCENTI E DI QUANTI, IN CITTA', DICONO “NO” ALLA RIFORMA. DI QUI L'INVITO DI FERRARI AFFINCHÈ IL COMUNE DIA UN SEGNALE CHIARO DI FRONTE A UNA
RIFORMA ''CHE CREA VERA INCERTEZZA''.
SE SI VUOLE, QUALCOSA SI PUÒ ANCORA FARE: ''SIAMO DAVANTI A UN PERICOLO PER LE FAMIGLIE, PER I RAGAZZI, PER I DOCENTI, MA ANCHE PER I COMUNI. L'ANCI HA GIÀ PARLATO. QUESTO COMUNE NO, MA PUÒ ANCORA CHIEDERE DI TROVARE CON LA REGIONE UNA VOCE COMUNE CONTRO LA RIFORMA'' SOPRATTUTTO ALLA LUCE DELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE SUGLI ORGANICI DELLA SCUOLA.
FERRARI INVITA LA GIUNTA A CHIEDERE POI UN INCONTRO URGENTE CON LA DIRETTRICE DELL'UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE, LUCREZIA STELLACCI, “PER DIRLE CHE NON VA BENE RAGIONARE TEORIZZANDO CHE SE IN PASSATO NON ERA UN PROBLEMA NON DARE RISPOSTA A TUTTE LE DOMANDE DI TEMPO PIENO NON LO E' NEANCHE ADESSO.
BOLOGNA E' ABITUATA AD UN'ALTISSIMA QUALITÀ DELLA SCUOLA, NON ACCETTERÀ UN ARRETRAMENTO”. ANCHE PER QUESTO, SECONDO I DS,
PALAZZO D'ACCURSIO DOVREBBE METTERE PERSONALE E RISORSE A
DISPOSIZIONE DI QUELLE SCUOLE CHE, IN VIRTÙ DELLA LORO AUTONOMIA,
POSSANO ORGANIZZARSI IN DIFESA DEL TEMPO PIENO.
FERRARI CHIEDE AL COMUNE DI ABBANDONARE LA PRATICA DI CHIEDERE MAESTRI ALLO STATO PER SOSTITUIRE DOCENTI DELL'AMMINISTRAZIONE (“L'ESPERIENZA AL QUARTIERE SAVENA, IN QUESTO SENSO, E' STATA FALLIMENTARE”) E DI PUNTARE SULLA CREAZIONE DI NUOVI NIDI. “NON SI PUÒ PENSARE CHE IN FUTURO BASTERANNO LE USCITE ANTICIPATE DAGLI ASILI” PER ANDARE UN ANNO PRIMA ALLA MATERNA, PER FARE RECUPERARE POSTI CON CUI ABBATTERE LE LISTE D'ATTESA. SECONDO ALCUNI CALCOLI, SECONDO I DS, OCCORRONO ALMENO 500 POSTI IN PIÙ NEI NIDI E ALTRI 200 NELLE MATERNE.
“IL DECRETO MORATTI VUOL DIRE LA FINE DEL TEMPO PIENO - INSISTE FERRARI - VUOL DIRE ANDARE INDIETRO E DI FRONTE A TUTTO QUESTO NON SI PUÒ GIOCARE SUL TUTORAGGIO E SUGLI ORARI. STUPISCONO DUNQUE L'IGNAVIA E IL SILENZIO DI QUESTA GIUNTA”.
SU QUESTI PUNTI, L'OPPOSIZIONE IN CONSIGLIO COMUNALE HA PRESENTATO DUE DISTINTI DOCUMENTI: UNO SUGLI EFFETTI NEGATIVI
DELLA RIFORMA MORATTI E L'ALTRO CON L'ELENCO DELLE INIZIATIVE DA METTERE IN CAMPO PER DARE RISPOSTA ALLE FAMIGLIE BOLOGNESI SU NIDO E SCUOLA DELL'INFANZIA.
(i due ODG sono pubblicati su www.duetorri.org)

Martedi 24 Febbraio, 2004
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L'INTERVENTO
La scuola fra Moratti e Guazzaloca
Nei prossimi quindici anni 2200 bimbi in più fra i 6 e i 10 anni

di Davide Ferrari, Presidente gruppo Ds - L'Ulivo in Consiglio comunale

Un pezzo della Moratti ora è legge. La destra al potere licenzia un proprio frutto maturo. La scuola delle prime età viene sovvertita. Si cerca di tornare al maestro unico, via il Tempo pieno, la scuola dell'Infanzia è aggredita dagli anticipi di uscita che si uniscono alle riduzione di orario dovute ai tagli. Da obiettivi di uguaglianza e di qualità si passa a discriminazioni e impoverimenti. Per gli insegnanti: ridotti ad esecutori di sterminati programmi parcellizati di fronte ad orari accorciati. Per i bambini: che perdono il posto di protagonisti, di soggetti, per tornare ad essere oggetti da bombardare di scam-poli di nozioni senza più una considerazione organica, in tempi distesi, della loro personalità e dei loro percorsi di crescita. Per le famiglie: alle quali la destra consegna, dopo tanta retorica, l'appello all'arte di arrangiarsi. È evidente: si vuole che l'educazione,
per chi avrà i soldi per pagarsela, sia affidata ad altri, non alla scuola pubblica, ad altre figure, non ai docenti della scuola. Proprio dalle famiglie vengono, però, le note più positive. Le famiglie non ci stanno. À Bologna più che altrove. Lo hanno detto nelle tante manifestazioni per la scuola pubblica ed il Tempo pieno di questi mesi. Non ci stanno a perdere la qualità e la quantità di scuola che si era raggiunta. Vogliono, anzi, molto di più. Una scuola ricca in una città che è abituata ad una ricca partecipazione a tutti i momenti della vita, dal consumo alla cultura. Per Bologna la partita è davvero grossa. Stupiscono l'ignavia del sindaco Giorgio Guazzaloca ed il sorriso dell'assessore Franco Pannuti. Il Tempo
pieno a Bologna vuoi dire miliardi, usiamo le vecchie lire, almeno 3, di trasferimenti dallo Stato alla città in un "servizio" - anche solo a voler dire così. E la domanda aumenta, a forte ritmo, in città, per la propensione e gli stili di vita delle famiglie. H gioco degli anticipi, dal Nido alla Materna e dalla Materna alle elementari, sembra favorire, dare respiro ai servizi educativi del Comune che Guazzaloca non vuole adeguare al numero delle domande; Un sollievo apparente, tuttavia, se si considerano i vincoli ai passaggi dal Nido alla Materna che la stessa legge, e la circolare che l'ha curiosamente preceduta, prevedono. In realtà si aggravano le necessità di realizzare nuove aule e nuovi edifici per la
scuola di base. Gli studi più aggiornati sono chiarissimi. Nel quindicennio 2003-2018 vi sarà ima dinamica espansiva rilevante dei bambini da 6 a 10 anni residenti nel Comune di Bologna. Nell'ipotesi più bassa aumenteranno di 2200 unità, poco meno del 20% in più rispetto ad oggi. Se si pensa che crescerà molto anche il numero dei ragazzi nella fascia di età della scuola media e moltissimo aumenteranno quelli in età per frequentare la secondaria superiore, almeno oltre il 30% in più, si comprende quale stress peserà sul Comune e sulla Provincia per garantire una risposta adeguata. In questo clima la controriforma Moratti, fatta apposta per gettare nell'incertezza la scuola pubblica, crea una forte aleatorietà ed imprèvedibilità del numero dei bambini che entrano, come matricole, nei vari gradi di scuola. Inoltre la Moratti rende obbligatorio per i Comuni, come per le Scuole, accogliere tutte le domande di iscriversi prima alle elementari. Con quali soldi e con quali muri non si sa. La Moratti è un pericolo non solo per i ragazzi, le mamme ed i babbi, non solo per gli insegnanti, ma anche per i Comuni. L'Anci ha già parlato. A Bologna, in Palazzo d’Accursio, tutto tace. La prima cosa da fare sarebbe agire d'intesa con la Regione, anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale sugli organici. Trovare, nel caos ingenerato da Tremonti e Moratti, una voce comune a salvaguardia delle nostre scuole. Ma Guazzaloca non solo non parla, come ha detto Grillo, di fronte ai veri problemi: proprio non ha neppure voglia di vedere e di sentire.

Domenica 25.01.2004, IL DOMANI


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Una città senza terrorismo

Davide Ferrari

A Bologna la lunga scia degli atti di terrore sembra non finire mai. Abbiamo ricordato, il 2 Agosto, l'orrenda strage della stazione, mentre si teme possa riaprirsi l'infinito balletto giudiziario su alcuni dei presunti responsabili. Abbiamo il vivo ricordo dell'assassinio del Professor Biagi, un uomo innocente, raggiunto da un commando di spieta-ti. In questi giorni, proprio nel periodo nel quale, come ogni anno ricordiamo i carabinieri assassinati dai Fratelli Savi, poliziotti deviati e belve umane, si è snodato, e ancora si allunga, un incredibile filare di minacciose violenze, per fortuna senza conseguenze sanguinose, contro Romano Prodi e la sua casa. E da Bologna si sono inviate per posta lettere di terrore all'Europa intera, a chi ne rappresenta l'istituzione, e quindi l'autonomia e la libertà. Sono lieto chi tutto il Consiglio comunale abbia raccolto l'invito che, con altri consiglieri dell'opposizione, abbiamo rivolto a sottoscrivere e votare un ordine del giorno di solidarietà e di richiesta di vigilanza. Sono convinto che contro ogni terrorismo è necessario fare tante cose e su piani differenti. Certamente è necessaria maggiore prevenzione ed uno sviluppo della capacità di scoprire i colpevoli e assicurarli alla giustizia. Ma è necessario anche riprendere, con coraggio, l'azione morale e culturale per isolare le fonti del terrorismo.
Rivolgo una proposta alla nostra città. Bologna è sede di una grande Università- chi non lo sa?-ed anche di un grande numero di scuole e di istituzioni culturali. Così sono una miriade le*associazio-ni ed i centri di animazione e ricerca culturale, le sedi di spettacolo ed altre ancora. Propongo che,
ognuno con i suoi linguaggi e le sue responsabilità, tutte le realtà culturali ed educative di Bologna decidano di svolgere, anche raccordandosi e costruendo assieme un visibile itinerario, un percorso di apprendimento e dibattito sulle radici del terrorismo, le ideologie della violenza, le logiche che vi possono condurre.
Sono molte le radici, sarà necessario discuterne molto seriamente, ma il vero punto di partenza mi sembra essere il decisionismo che smarrisce ogni limite. «Io, singolo o gruppo, persine Io comunità, io stato - anche questo succede- decido di forzare i tempi e le persone a mio piacimento, a mio volere, senza calcolare il peso di alcuna conseguenza, nemmeno la più grave».
Qui è l'origine. La politica è l'opposto. Giungere alla necessità della politica dopo avere indagato le cultura del terrore, averle affrontate a viso aperto, non solo con le armi della repressione o della retorica, sarà un importante risultato. Lo sarà, sono convinto, per i tanti, uomini e donne, nostri cittadini, che vorranno partecipare alle tappe di riflessione che saranno loro proposte. Penso in particolare ai giovanissimi. Sono fiducioso che proprio nei più giovani stia maturando una forte voglia di vita e di futuro, contro guerre e terrorismi. Ma il nemico, il fascino del dominare, la scorciatoia che promette potere è sempre capace dia attirare, di avere le luci puntate su di sé, di avere "immagine" di "affascinare". Le ragioni della vita vera, della partecipazione, della famiglia, dell'associazione fra le persone restano nell'ombra difficile del quotidiano.
C'è molto da fare per riportarle alla luce, ad essere scelte. Abbiamo, nella storia recente della vita culturale di Bologna due positivi esempi di percorsi coinvolgenti e ampi, su temi di importanza fondativa per la nostra vita civile. Li ricordo: le stagioni delle "Lezioni di pace" che si svolgevano negli anni '80 attorno alla data del 21 marzo, animate da Giovanni Catti e Gloria Chilanti Campos Venuti e, proprio nello scorso anno, la collana di dibattiti sulla Costituzione promossa dalla Associazione "La Bottega dell'elefante" e dal "Granisci". Si può riflettere su questi ed altri esempi e mettersi in movimento, di idee e di fatti. Chiedo un contributo alla Bologna che studia, educa, crea. Sono convinto che verrà.

Una città senza terrorismo

Sabato 17.01.2004, L'UNITA’ ED. BO

L'ANNO 2003

II Comune sull'orlo di una crisi fiscale

Davide Ferrari

Abbiamo presentato nei giorni scorsi, alla città ed in Consiglio comunale un vasto documento dell'opposizione sui documenti di Bilancio presentati dalla Giunta Guazzaloca. Anche dall'analisi delle scelte di Bilancio emerge la necessità di una svolta per Bologna. Abbiamo considerato non solo il Bilancio 2004 del Comune di Bologna ma anche i Bilanci del mandato. I punti da noi individuati dovrebbero fare riflettere tutti, anche la maggioranza. Cos'è da mettere in rilievo? Innanzitutto il futuro, e non sembri un paradosso parlando di un Bilancio di un mandato che ormai termina, è alle nostre spalle. C'è il rischio concreto di una vera e propria "crisi fiscale" per il Comune di Bologna, a breve-media prospettiva. Le risorse (la compartecipazione al gettito Irpef) saranno sempre più legate al numero dei cittadini, che è in calo, e comunque è molto calato da quando si è storicamente formato il livello di spesa del Comune, mentre aumentano le domande di servizi per anziani e prima infanzia, per la struttura della popolazione. Sul piano dei "fondamentali", emerge una vera e propria emergenza "acqua e ambiente", lo ha sottolineato lo stesso Presidente di Hera Ing. Aldrovandi nella sessione della commissione bilancio dedicata all'azienda. Ebbene: a fronte di ciò appare del tutto inaccettabile la destinazione di quasi tutti i fondi incamerati con la vendita delle azioni di Hera (160 min) - una grande e irripetibile "una tantum", al finanziamento del Metro progettato dal Comune (140mln), e non ad un mix di interventi, nei quali vi siano investimenti strategici in campo ambientale e il sostegno a politiche per attrarre nuovi cittadini e fare più abitabile Bologna (casa affitto, mobilità integrata, nidi, scuola, cultura). Ecco il rapporto fra il futuro e questi anni di governo del centrodestra, espressi nei conti dei Bilanci. E' sbagliato l'asse portante: fare cassa a tutti i costi per dissipare con "questo" Metro. L'insostenibilità dei conti gestionali del Metro si aggiungerà al mutilo rilevantissimo che si dovrà accendere, ed insieme rappresenteranno, se non si pone un rimedio, una pesante eredità lasciata al prossimo mandato. A sua volta questo impegno si sommerà alla forbice fra domande in campo sociale e risorse fiscali disponibili. C'è poco da stare allegri. E' quindi davvero una notizia importante e positiva per Bologna l'intesa Governo-Regione che stabilisce la necessaria "consensualità" fra le istituzioni, sul progetto del Metro. Abbiamo posto la questione fin dal 2000 e la Giunta ci rispose: "Faremo da soli".
Oggi tutti capiscono che continuando a "fare da soli" i testardi Guazzaloca, Monaco e Galletti ci portano in un buco profondissimo. Bisogna concertare un nuovo progetto che abbia "so-stenibilità" per costi e ricavi, fare infrastnitture che servono e che ci possiamo pagare, non Metro dalle gambe corte, come le bugie. Ma i Bilanci di questi'anni vanno letti anche per scoprire dell'altro. Gli investimenti realizzati sono il 54% di quanto fu annunciato. Questo avviene perché i maggiori Projects financing non si fanno (dal Tunnel, all'Asse 89, ai mega impianti sportivi). La verità è che non sono arrivate le risorse dei privati, delle imprese, che Guazzaloca doveva raccogliere, con questo strumento, in quanto Sindaco espresso della società, dall’economia, e non dai partiti (ricordate il fiume di retorica sui "360 gradi"?). Invece la pressione fiscale, che doveva essere ridotta, è al 4° posto in Italia e si è ulteriormente incrementata. Come ogni anno, mentre Guazzaloca non si degna di partecipare alla discussione del Bilancio, l'Assessore al Bilancio si è
presentato con numerose tabelle, fra le quali quella che ci racconta "La buona storia" di una famiglia, felice di vivere fra sconti tariffari sui nidi e lei diminuita. In realtà lo schema è basato, non su una famiglia "media", ma su un nucleo di scarsa probabilità di esistenza, capace di favorirsi con tutti gli sconti e di evitare tutti gli aumenti, e quindi di risparmiare rispetto al '99. L'abbiamo chiamata "famiglia Galletti". L'opposizione ha contrapposto “l’avventura" di altre due famiglie. Le abbiamo chiamate con gli ironici nomi di "Sorboli" e "Nespoli". I "Sorboli", non trovando posto al Nido per il loro bambino, e i "Nespoli" dovendo mandare ad una scuola dell'Infanzia privata il loro bimbo, pagheranno molto di più di quanto avrebbero fatto nel '99 per avere gli stessi servizi. E' un po' sconveniente, non le pare, Assessore, parlare di sconti a chi poi il posto nei servizi non lo trova? Infine presentiamo proposte per "Stare bene a Bologna", per aumentare cioè quell' abitabilità della città che- come abbiamo visto- è necessario garantire proprio per mantenere in equilibrio i conti per i servizi di tutti. Un contributo utile per il programma per il 2004.

A Cura del gruppo consiliare Ds Comune di Bologna

Domenica 21.12.2003, L'UNITA’ ED. BO
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PER UN VERO BILANCIO DI MANDATO
Note sul Bilancio 2004 di Galletti e Guazzaloca
A cura dei Gruppi consiliari dell'opposizione



















Bologna, Palazzo d'Accursio
18 Dicembre 2003




1. IL NOSTRO GIUDIZIO
1.1 PREMESSA
L'Assessore Galletti ha presentato il suo "ultimo" Bilancio.
Il Bilancio per l'ultimo anno di mandato.
Spetta a tutte le realtà che danno vita al Progetto 2004, insieme alle altre forze che sono all'opposizione di Guazzaloca e che vogliono una svolta per Bologna presentare le linee di un progetto alternativo.
E il candidato a Sindaco formulerà un compiuto programma di Governo.
Noi abbiamo un compito differente ,ma che può contribuire a questo percorso.
Presentiamo, unitariamente con tutte le opposizioni in Consiglio comunale, come abbiamo fatto ogni anno, un giudizio di sintesi sui documenti di Bilancio della Giunta di centrodestra, ne mettiamo in rilievo limiti e contraddizioni, rispetto alle enunciazioni iniziali, e avanziamo alcune proposte alternative che vogliono anche indicare un altro percorso, altre priorità per la nostra città.
1.2 UN GIUDIZIO DI SINTESI:
UNA SCELTA ELETTORALISTICA E MUNICIPALISTICA
1.2.1 BILANCIO E SITUAZIONE NAZIONALE
La Legge Finanziaria 2004 è molto negativa.
L'Italia è al limite di una crisi economica e finanziaria, il Pil in continua discesa come la produzione industriale, mentre l’inflazione è in crescita, e si aggrava il fabbisogno di finanziario pubblico, e la risposta che il Governo impone al Parlamento ed al Paese è una manovra che cerca la legittimità a livello internazionale soltanto con la via del taglio delle pensioni e delle condizioni di vita dei cittadini.
Si procede con misure una tantum, con i condoni e con una sanatoria edilizia, che produrrà danni gravi e oneri aggiuntivi per i Comuni.
Mancano gli investimenti per sostenere la ripresa, nei settori strategici della ricerca e della innovazione, la scuola pubblica è considerata un freno ed un'ostacolo da superare, non la grande risorsa del Paese.
Continua la riduzione delle risorse e dell'autonomia delle Regioni,degli Enti Locali, con conseguenze sia per la qualità che la quantità dei servizi.
E’ a rischio la tenuta del sistema sanitario pubblico
e, nel contempo viene tagliato il Fondo Nazionale per l’Assistenza.
Viene confermato il taglio del 3% dei trasferimenti ai Comuni non si riconosce il tasso di inflazione viene nuovamente bloccata la possibilità di ricorrere ad addizionali Irpef (anche quando si tratti di finalizzarle in modo mirato, con la cosidetta "tassa di scopo"), e la trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in Società per Azioni, è assai probabile comporti
un aumento di costi sui prestiti concessi ai Comuni.
Scompare il Fondo Sociale per l’affitto e non c’è traccia di finanziamenti sulla casa, così come non vi è traccia alcuna di finanziamento del Fondo Sociale Nazionale.
Il Comune di Bologna ha partecipato, nella persona dell'assessore al Bilancio, alle iniziative ANCI ma la voce di Bologna, città che per la sua storia e per la realtà dei suoi servizi è chiamata a rappresentare ancora un punto di riferimento a difesa e riqualificazione della spesa sociale e di una visione dello sviluppo urbano basato sull'interesse pubblico e generale, non si è sentita.
Il Sindaco di Bologna non si è impegnato e non si impegna per una diversa politica finanziaria dello stato.
Così vi è poca traccia di questi problemi nei documenti di Bilancio della sua Giunta.
La nostra non è solo un'osservazione politica.
In questo contesto nazionale serviva un Bilancio esplicito e di prospettiva. Non un Bilancio tutto teso a sottovalutare la crisi delle risorse pubbliche disponibili.
1.2.2 BILANCIO E SITUAZIONE LOCALE
D'altra parte davvero colpisce che nel presentare il Bilancio di "un'azienda" così importante come il Comune di Bologna, l'Assessore non sappia dire una parola sulla situazione economico-sociale della città, sulle sue difficoltà, non riprendendo nemmeno gli spunti contenuti a tal proposito nell'accordo con la Camera di Commercio.
Così invece si è espresso Romano Volta, nella recente Assemblea di Confindustria, il 10 XII '03:
"La struttura industriale del nostro territorio sperimenta una perdita di competitivita' non solo congiunturale, ma anche strutturale". Le responsabilita' vanno individuate in fattori esterni- globalizzazione- ma anche in colpe proprie. "Nel nostro territorio- ha detto Volta- si e' affievolita la forza propulsiva dell'economia di mercato, L'attitudine al rischio e ad essa, anche per l'avvicendarsi delle generazioni, si e' andata via via sostituendo la ricerca di garanzie e di rendite di posizione".
Qual'è allora la flessione del sistema Bologna: "la produzione industriale a Bologna nel primo semestre 2003 e' diminuita del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2002. Il totale delle imprese registrate a Bologna per la prima volta e' diminuito dello 0,8% tra il terzo trimestre 2002 e il terzo trimestre del 2003".
Bologna e' oggi inserita in quella metà del paese che non sta al passo, è in quel 47% di realtà italiane che negli ultimi dieci anni hanno avuto una performance negativa per la perdita di quote di mercato internazionale.
Il Bilancio 2004, essendo un "pre-consuntivo" di mandato richiedeva e richiede che venga affrontata non solo la parte corrente del bilancio, ma anche quella che attiene agli investimenti e ai progetti di sviluppo della città e del territorio, mettendo al centro il tema dello sviluppo e della qualità della vita nell’Area Vasta.
La scelta è stata quella opposta: una presentazione dei documenti di Bilancio fortemente mediatica e propagandistica, senza riferimenti nazionali, senza riferimenti ai livelli programmatori sovra-ordinati, in sostanza: un pre-consuntivo elettoralistico.
Inoltre è sempre più evidente che su temi quali le politiche urbanistiche e del territorio, la mobilità, l’uso e la salvaguardia dell’ambiente, gli stessi nuovi assetti istituzionali necessari, temi strategici anche per stimare le possibilità future di Bilancio,era ed è indispensabile aprire un confronto vero con la Regione e la Provincia, con la Conferenza dei Sindaci.
Il Comune di Bologna insiste, viceversa, ed accentua una strategia di isolamento municipalistico, sia nella considerazione dei problemi, che nell'elaborazione delle risposte.
Completando il giudizio dobbiamo quindi affermare che siamo di fronte ad un pre-consuntivo elettoralistico e municipalistico
1.3 INNANZITUTTO:
UNA SCELTA SBAGLIATA,
"QUESTA" METROPOLITANA .
Di fronte ad un Bilancio dove al termine di mandato vanno dimessi i toni trionfalistici è inevitabile per la Giunta cercare di puntare tutto sulle "grandi opere",
Guazzaloca e Galletti mirano ancor di più sulla metropolitana.
Come si sa però, e come abbiamo dimostrato, i conti della metropolitana sono il vero "Convitato di pietra", il pesante lascito che Bologna rischia di ricevere da un Giunta in Scadenza.
(Vedi oltre al punto 2.5)
La quasi totalità del ricavo da Hera si tramuta così nel mutuo da accendere per la quota comunale del finanziamento della Metropolitana (circa 140 mil. su 160 mil.)
Il pagamento del mutuo rappresenterà l'eredità più gravosa per tutti i Bilanci degli anni a venire, mentre è assai dubbia la sostenibilità dei costi di gestione della M.A.B.
1.4 INNANZITUTTO:
UNA "STRAORDINARIA" ENTRATA.
LE NOSTRE PRIORITA'DI SPESA.
Per quanto riguarda l' entrata straordinaria, rappresentata dalla vendita delle azioni di Hera, bisogna, infine, rimarcare che:
- la buona valorizzazione delle azioni di HERA è dovuta anche all'allargamento al vasto territorio che va "da Bologna al mare", e alla definizione di un piano industriale della nuova impresa.
Sono due punti che l'opposizione ha sempre avanzato, più volte anche oltre e contro l'orientamento della Giunta Guazzaloca.
- Il forte afflusso di denaro da Hera non va assolutamente dissipato. Serve una scelta per il futuro, decisa con tutto il territorio su cui Hera agisce. Noi indichiamo scelte che garantiscano il futuro di Bologna per il rifornimento idrico e la salvaguardia ambientale.
E, con esse, con la priorità quindi della salvaguardia ambientale, indichiamo interventi per l'abitabilità di Bologna: la casa, le scuole, gli asili nido.
1.5 INNANZITUTTO: UNA PRIMA ANALISI CRITICA ED UN COMMENTO.
TRIBUTI, PRIVATIZZAZIONI, PROJECTS FINANCING.
LE RISORSE VENGONO DALLE TASCHE DEI CITTADINI NON DALLA STRAORDINARIA ATTRATTIVITA' DI RISORSE PRIVATE DA PARTE DI UNA GIUNTA "A 360 GRADI".
1.5.1 PRESSIONE TRIBUTARIA, PRESSIONE FINANZIARIA
In primo luogo resta l'alto livello di pressione tributaria (l'incidenza su ogni bolognese delle entrate tributarie del Comune -I.C.Pubbl., Add.En.elettr., Add.Irpef, Comp.al gettito Irpef, altre, tasse spazi pubbl., rifiuti, diritti affiss.) a cui si è aggiunto nell'anno che abbiamo alle spalle un aumento notevole di tutte le tariffe (sport, scuole, cimiteri, trasporti) e alto è il livello della complessiva pressione finanziaria (l'incidenza su ogni bolognese della somma delle entrate tributarie ed extratributarie : i precedenti più i proventi da servizi, da beni, interessi e antic.crediti, utili aziende, canone occ.spazi) .
Ciò non è dovuto solo all'introduzione della compartecipazione del Comune al gettito Irpef, che comunque impegna ad una maggiore autonomia e trasparenza degli impieghi.
(Vedi oltre, punto 2.1)
Da questo punto di vista che l'Assessore di una Giunta di centrodestra, che si era presentata nel '99 come animata dalla volontà di promuovere una detassazione, si presenti ora vantando di non procedere a ulteriori aumenti fiscali e tariffari nel semestre pre-elettorale è davvero risibile.
Pressione finanziaria 2001 951,68
2002 936,44
2003 1.122,67
2004 1.139,78
Pressione tributaria 2001 529,20
2002 748,40
2003 830,20
2004 872,44
1.5.2 PRIVATIZZAZIONI.
sono state accelerate fortemente nell'ultimo periodo non tanto perché, come ha riaffermato Galletti, nella presentazione, ciò fosse un'applicazione coerente del programma, ma, da un lato, perché si è via via accentuata la necessità di far fronte ai vincoli delle Leggi Finanziarie del Governo Berlusconi, e dall'altro perché le privatizzazioni indiscriminate hanno cercato di coprire il fallimento di Guazzaloca nel consolidare rapporti forti col sistema economico della città sul piano degli investimenti per lo sviluppo.
Esternalizzazioni
La domanda è : quali risultati sulla qualità dei servizi?
E' mancata, quasi sempre, a monte, la valorizzazzione del patrimonio(strutture, personale e "marchi"-pensiamo solo all'esempio di Iperbole) che si voleva dismettere e manca la verifica sulla qualità dei servizi esternalizzati, a valle.
Un'altra domanda è: quale natura ha il cosidetto "Sistema di privatizzazioni alla bolognese", del quale ha parlato Galletti, dove si è pronti a cedere di tutto -tendenzialmente ogni tipo di servizio- ma mantenendo la maggioranza azionaria. E' volonta di controllo qualitativo o nuovo consociativismo ?

Galletti dice che abbiamo un Comune dimagrito noi diciamo: "abbiamo un Comune avvizzito".
Il rapporto nuovo con il privato doveva evidenziarsi da uno straordinario afflusso di capitali investibili per le grandi opere per la città .
A sua volta il Comune doveva dimostrarsi capace di indicare mete, opere fruttuose da realizzare, al sistema economico bolognese.
Così non è stato.
1.5.3 UNA QUESTIONE ESEMPLARE: IL PROJECT FINANCING
Le promesse del mandato: realizzare in P.F parte delle infrastrutture necessarie per il Sistema economico sociale bolognese:
Tunnel per automobili a sud
Cunicolo tecnologico
Intero completamento asse dell'89
Nuova Piscina olimpionica
Stadio-città del rugby
Cosa si è avviato?
2 nidi
Il parcheggio Manifattura
La sede unica degli uffici decentrati
E nel 2004 il programma dei Projects financing prevede
Con l'arrivo di una novità il ripristino della funivia di S.Luca, e la "incredibile" ricomparsa appunto dello Stadio del Rugby, interventi, mai preannunciati, su altri terreni, sui quali occorrerebbe un chiarimento come la Ristrutturazione dell'ex Maternità per uffici giud.,



1.6 LE CRITICITA' FINANZIARIE
Sono da rilevare le sottolineature contenute nei Pareri dei Revisori dei conti: entrate con caratteri di "forte straordinarietà" garantiscono l'equilibrio del bilancio (recupero tributi, contributi dello Stato per spese per servizi giudiziari, IVA servizi esternalizzati) "solo parzialmente sono coperte dalle economie conseguite a seguito delle operazioni svolte sul servizio mutui" e "..dalla razionalizzazione nella gestione dei servizi"(2004)
E già nel 2003: " alcune previsioni….pur avendo natura ordinaria presentano forti elementi di straordinarietà e …pertanto determineranno sugli esercizi futuri interventi sostitutivi", o più tasse o meno spese.
"Ci riferiamo in particolare -proseguivano i Revisori- alle previsioni di entrata inerenti al recupero di tributi arretrati ….e ai dividendi di società…..A quest'ultimo riguardo una riduzione della partecipazione azionaria determinerà, nel futuro, nella ripartizione degli utili, minori importi.. Occorrerà valutare…..ulteriori operazioni che producano permanenti benefici, in termini di minori spese, sugli esercizi futuri" .
Proprio per questi motivi di preoccupazione non andava assolutamente sprecata l'occasione delle entrate irripetibili, derivanti dalla vendita di patrimonio azionario.

Entrate annuali per utili netti
delle aziende speciali e partecipate e per i dividendi di società
2002 15.225.488 Euro
2003 10.870.346 (erano stati previsti nel Bil.2003: 14.563.000)
2004 6.930.000
Nonostante Hera, l'indebitamento pro-capite riprende quota.
2001 1.020,44
2002 1.063,40
2003 839,36
2004 1.188,66 NEGATIVO
Nonostante Hera e le privatizzazioni, resta la rigidità della spesa corrente
(percentuale rispetto alle entrate della spesa per personale e amm. Mutui)
2001 42,01%
2002 45,27%
2003 46,39%
2004 44,96% NEGATIVO
I Fitti passivi
1995 4.390.000 Euro
1998 4.508.000 Euro
2003 7.399.000 Euro NEGATIVO

- Deve suscitare un interesse ed una critica, a consuntivo del mandato, la continua cessione di parti del patrimonio pubblico che ha accompagnato la rinuncia a svolgere una efficace programmazione urbanistica.
Entrate da Alienazioni e permute
1999 11.180.000 Euro
2004 37.160.000 Euro
1.6 I SERVIZI ALLA PERSONA.
Come già i Presidenti dei Quartieri hanno sottolineato, siamo in presenza di budget che non sono in grado di coprire la domanda sociale e di problemi di personale molto seri, con buchi nell'organico di importanti servizi culturali e sociali.
D'altra parte il decadere del Consorzio per i Servizi lascia senza prospettive tutta la politica comunale su questo versante.
Si era puntato a cedere alla USL la gestione senza un raccordo organico con tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti.
In sostanza si voleva una esternalizzazione anche e soprattutto delle responsabilità.
Questo non si può fare e la realtà appare in tutti i suoi aspetti critici: personale carente, famiglie senza risposta per nidi e scuole, assistenza agli anziani che non prende in considerazione il cambiamento delle condizioni di vita delle famiglie.
1.7 CAAB: UNA SCELTA GRAVIDA DI INCERTEZZA

Sulla vicenda CAAB occorre innanzitutto rilevare che una politica di risanamento del debito è stata rinviata, dalla Giunta, per tutto il mandato.
Nonostante l'utile ricavato dal Comune dal trasferimento del Mercato.
All'inizio del mandato il Comune ed i vertici di CAAB addirittura hanno ipotizzato il permanere della società con compiti allargati e, ancora nei documenti di questa ultima sessione di Bilancio, la scheda su CAAB pretende di illustrare una situazione positiva ed in sviluppo.
Non si è operato per salvaguardare il Mercato, con una nuova società di gestione.
I membri nominati dal Sindaco hanno votato la ricapitalizzazione nel Consiglio d'amministrazione di CAAB Scpa e si sono poi dimessi all'indomani del voto in Consiglio di una proposta di scambio azionario con la Camera di Commercio, che non garantisce risorse a CAAB ed è ora sospesa fino al termine della procedura giudiziaria.
Abbiamo chiesto una informazione del Sindaco sulle conseguenze per il Bilancio del Comune di Bologna dell'intervento per evitare il fallimento della società, considerando che comunque non potrà limitarsi a cedere capacità edificatoria.
Non abbiamo avuto risposte, non le hanno avute il Consiglio e la città.
La scelta sembra essere quella di guadagnare tempo sul piano finanziario, ipotecando però fin d'ora le possibilità di indirizzi diversi nel prossimo mandato.
Si procede così alla nomina, in periodo pre-elettorale, di una nuova
dirigenza per un triennio, prefigurando, al contempo, un quadro dove il Comune abbia minore ruolo nelle principali infrastrutture, Aeroporto e Fiera, e accresca il proprio carico dei debiti di CAAB.


2 TASSE E TARIFFE
2.1 L'ANDAMENTO
Situazione:
Pressione fiscale nel 1999:
204.441.000 Euro per una città di 381.161 abitanti (media per abitante: 536,36)
Pressione fiscale (senza la comp.Irpef) prevista nel 2004:
232.810.000 Euro per una città di 372.935 abitanti /pop.res. nel 2003/ (media per abitante (624,26)
Delta= + 87,9 (+16,39 %)
Contando la compartecipazione IRPEF:
325.937.986 Euro (media per abitante 872,44)
Delta=+336,08 (+ 62,70 %)
//Inflazione 1999-2002= 7,87 per cento//
8 Ottobre 2003, secondo la ricerca di "Legautonomie": Bologna al 4° posto nella classifica dei 103 Comuni capoluogo, per pressione tributaria e tariffaria .
Commento:
Aumento della pressione fiscale e forte aumento della partecipazione fiscale dei cittadini al Comune.


2.2 L'AVVENTURA DI UNA FAMIGLIA.
GALLETTI, MA ANCHE SORBOLI E NESPOLI
La famiglia Galletti, le cui fortune ci ha presentato l'assessore,
( con due figli, di cui uno al nido e l'altro alle elementari, in un alloggio di proprietà di 90 metri quadri e con imp. IRPEF di 27.000 euro)
Spende nel 2004 il 6.9 per cento in meno di quanto spendeva la analoga famiglia Delbono nel 1999, cioè risparmierebbe 703 euro
Ma i suoi vicini di casa, la famiglia Sorboli non trova posto al Nido ( 1 su tre di chi lo desidererebbe)
E spende almeno 2.500 euro in più all'anno.
E la famiglia Nespoli, che ha uno dei due figli invece alla scuola dell'infanzia non trova posto per lui che in una privata (1 su 10 famiglie circa, assai di più di quante non fossero nel 1999)
E quindi non "risparmia" i 340 Euro dei Galletti sul nido e spende al mese circa 125 Euro in più,(1250 circa all'anno) di quanto avrebbe speso se fosse vissuta, nelle medesime condizioni, nel 1999.


2.3 I RISULTATI SU CUI "NON" SI PUO' CONTARE
2.3.1 I SERVIZI
Situazione:
Assistenza domiciliare direttamente erogata dal Comune
Dal 1995 al 1999 aumentata del 12,91
Dal 1999 al 2004 aumentata del 15,85
Posti in Strutture residenziali per anziani *
1999 2.096, previsti per il 2002 2.592
2003 2.189, previsti per 1l 2006 2.251
Servizio assistenza anziani. Persone interessate da interventi assistenziali
2000: 2001: 2002:
Case riposo 560 543 488
Case protette 272 277 265
Residenza san. Ass. 70 85 87
Diurno 202 202 237
Domiciliare 1.966 1.971 1971
Tot. 3.070 3.078 3.048 NEGATIVO
Posti nido tempo pieno
1999 1988
2003 2213
2004 2213
+ 225
(progr. 0 posti in più 2003-2004)
Bambini in età 0-2 anni
1999-00 7714
2004-05 8481
+ 767
Deficit(numero "nuovi"bambini-posti T.Pieno)
=-542) NEGATIVO
TABELLA SULL'EVOLUZIONE DELLE LISTE DI ATTESA PER I NIDI
Vedi allegato Liste Nidi

Bambini accolti da Scuole Infanzia comunali
1999-00 5114
2004-05 5024 (1)
-94
(1) dei quali 60 con l'aumento dei bambini per sezione

Bambini accolti da Scuole infanzia pubbliche
(comunali+statali)
1999-00 5114+557 = 5.671
2004-05 5024+1411 = 6.435
Delta + 764

Bambini in età per la scuola dell'Infanzia
1999-00 7.082
2004-05 8020
Delta + 938
Deficit :
A) Fabbisogno-risp.Comunale:
(2004 delta bambini+deficit comunali 938+94=1.032)
Bambini senza risposta comunale:
nel 2004 2.996
nel 1999 1.968 NEGATIVO
B) Fabbisogno-risp.Pubblica:
(delta bambini-delta pubbliche -938+764=-174)
Bambini senza risposta pubblica
nel 2004 1585
nel 1999 1411 NEGATIVO
Il totale delle opportunità per la prima infanzia 0-2
1995 36,14/°° di copertura dell'utenza potenziale
2004 35,64/°° " " " " " " " NEGATIVO

Commento:
L'integrazione fra le risorse pubbliche e quelle private nei servizi, ancor più nella scuola, deve basarsi sulla libertà di scelta.
La libertà di scelta avviene quando si decide dove si vuole mandare il proprio figlio, non quando è obbligatorio mandarlo in strutture dove altrimenti non si vorrebbe andasse.
D'altra parte il dato sulla percentuale di copertura dell'interezza delle opportunità educative, nel decennio indica che si è segnato il passo sul complesso degli interventi, mentre la percentuale di servizi a tempo lungo ed ad alta qualità, sul totale dell'offerta, è calata sensibilmente.
Aule didattiche decentrate
A fronte di una grave crisi dovuta alla Sentenza C.d.St. ed alle decisioni della Giunta
la scelta di bilancio è
2003 162.000 Euro
2005 128.000 Euro NEGATIVO

2.4 PUNTI CRITICI DELLA SPESA PER INVESTIMENTI
Uno sguardo d'assieme sul mandato evidenzia a fronte di un aumento fortemente sottolineato dalla Giunta- che va ricondotto in queste cifre:
nel 1999: 73.857.000 Euro, su un bilancio di 428.549.000 (TOTALE USCITE CONSUNTIVO ) il 15,30% e
nel 2003: 122.829.000 Euro (previsti, non ancora a consuntivo), su un bilancio di 482.381.000 (TOTALE USCITE BUDGET 2003) il 25,46%
:: sia i punti più deboli per quanto gli impegni per casa, edilizia scolastica e nidi, cultura, prioritari per noi ma anche alla luce degli obiettivi problemi aperti per la città, in questo mandato e nel futuro,
:: sia che, una analisi attenta, su tutti gli anni del mandato, rileva un fortissimo scostamento fra quanto annunciato e quanto realizzato, dovuto in particolare all'effetto annuncio gonfiato dei Projects Financing, che hanno invece rappresentato - vedi sopra al punto 1.5 - il fallimento sostanziale del coinvolgimento dei privati negli investimenti .
2.4.1 ANDAMENTO DEGLI INVESTIMENTI
I CONSUNTIVI
Prima della entrata da Hera
(dall'ultimo cons.Vitali fino all'ultimo consuntivo noto Guazzaloca)
1998 mln Euro 82.162
1999 mln Euro 73.857
2000 mln Euro 74.584
2001 mln Euro 73.448
2002 mln Euro 76.226 NEGATIVO
2.4.1.2 INVESTIMENTI. I PIANI DELL'ASSESSORE GALLETTI***.
SI FA LA META' DI QUANTO SI PROMETTE.
Anno per anno riportiamo prima le promesse dell'Assessore, poi i risultati a consuntivo o, per il 2003, il Pre-consuntivo.
1999 Lire 189.676.000.000
(Euro 97.959.478)
Cons. 2000 Euro 74.584.000
2000 Lire 182.616.000.000
(Euro 94.313.293)
Cons .2001 Euro 73.448.000
2001 Euro 335.484.000
Cons. Euro 76.226.000
2003: ordinari Euro 136.000.000
+ straordinari Euro 463.000.000
TOT= Euro 599.000.000
Prc 2003: Euro 122.829.000
+P.Fin.+Tram Euro 262.700.000
TOT= Euro 385.529.000
MA QUALE SARA' IL CONSUNTIVO FINALE 2003 ?
Fin d'ora si deve rilevare che, dal 2000 al 2003, la Giunta Guazzaloca ha
promesso investimenti per c/a Euro 1.126.756.771
e ne ha realizzati, forse, molto "forse",c/a Euro 609.787.000,
==solo il 54,11/°°== NEGATIVO
***dati contenuti nelle annuali presentazioni di bilancio dell’Assessore
2.4.2 INVESTIMENTI NEL MANDATO.
TRE VOCI SIGNIFICATIVE IN CALO.
Casa 1999 8.866.000 Euro
2003 5.066.000
-3.800.000 NEGATIVO
Scuole 1999 15.369.000 Euro
2003 10.642.000
-4.727.000 NEGATIVO
Cultura 1999 18.871.000 Euro
2003 10.318.000
-8.553.000 NEGATIVO
2.4.3 INVESTIMENTI NEL MANDATO. IL SOCIALE
La spesa in conto capitale nel settore sociale ,
dall'ultimo consuntivo di Vitali('98) all'ultimo noto di Guazzaloca('02)
Cons 1998 Lire 24.796.932.409 (=Euro
Cons. 1999 Lire 20.983.449.338 (= Euro 10.837.047,18)
Cons 2000 Euro 5.867.282,28
Cons. 2001 Euro 5.272.967,03
Cons.2002 Euro 6.559.506,41 NEGATIVO
La previsione di spesa in investimenti nel settore sociale
2003 Euro 5.643.000****
2004 Euro 5.151.000 (-7.277.000)****
2005 Euro 1.431.000 (- 6.476.000)****
2006 Euro 520.000 NEGATIVO
****Previsioni contenute nella Rel.Prev.Progr 2003-05, quindi appr.lo scorso anno, gli altri dati sono invece
della rel.Prev.Progr.presentata quest'anno per il triennio 2004-06
2.4.4 MANUTENZIONE:
Il ritardo del Global service e le sue conseguenze
((Documento in preparazione))

2.4.5 GLI SLITTAMENTI
((Documento in allegato))
2.5 LA METROPOLITANA TROPPO LEGGERA
Dal documento presentato in Consiglio comunale dal Gruppo Due Torri-Ds (Nov.2003)
Le domande:
a) come può una linea di metropolitana di 6 Km. trasportare 42 milioni di passeggeri all’anno quando sull’intera rete di TPL di 500 Km ne vengono trasportati 90 milioni?
b) com’è possibile che l’agile metrò bolognese di 6 km preveda 42 milioni di passeggeri l’anno e l’altrettanto agile metrò di Brescia di 18 km (cioè 3 volte tanto) solo 31 milioni?
c) come possibile che il costo medio per passeggero trasportato sia 0,70 euro quando nella metropolitana di Londra, la più costosa d’Europa per gli utenti, è di 0,60 euro?
d) dove sono i costi previsti per il Consiglio di Amministrazione della SPA di gestione citata nel "Piano"?
e) è possibile che i 3 dirigenti della gestione siano stipendiati con soli 55.000 Euro all'anno?
f) sono sufficienti 14 profili amministrativi ed 8 commerciali a gestire 42 milioni di passeggeri?
g) dove sono i costi relativi alla sicurezza delle stazioni, così rilevanti nella gestione degli altri metrò?
h) è sufficiente un accantonamento annuo dello 0,5% sugli investimenti per l’ammortamento straordinario?
i) perché l’incasso dai parcheggi Park & Ride produce 3 milioni di passeggeri che nel "piano" diventano 6 milioni?
j) Perché la "bigliettazione" coordinata tra mezzi pubblici "Stimer", prevista con Legge Regionale, viene solo citata ma non utilizzata per calcolare i ricavi?
Nonostante queste domande sulle sovrastime dei passeggeri e sottostime dei costi abbiamo proceduto ad una attenta analisi dei ricavi.
In questo lavoro abbiamo preso per buone le stime sui passeggeri, sul costo del biglietto e degli abbonamenti e abbiamo rifatto i conti così come ci sono stati descritti e come ci hanno detto di averli fatti.
Per chiarire a cosa serve il "piano" vi ricordiamo quanto scritto nell'introduzione a pagina 1 dello studio propostoci dalla Giunta:
"L'oggetto del presente piano economico - finanziario è costituito dal progetto approvato e modificato secondo le prescrizioni sopracitate (Delibera Cipe): Linea 1 della metropolitana di Bologna (tratta Staveco - Michelino) e opere connesse, costituite da due parcheggi di interscambio. Il documento, sviluppato secondo quanto indicato dalla Delibera Cipe del 01 agosto 2003, intende soddisfare i seguenti obiettivi:
- " aggiornare il piano economico - finanziario della Linea 1 della metropolitana, sulla base delle prescrizioni citate al punto 1.1 della Delibera Cipe del1 ° agosto 2003;
- verificare l'equilibrio economico-finanziario dell'investimento e della connessa gestione, in relazione agli introiti previsti dalla fase di esercizio, così come indicato dall’art. 201, comma 2 del Testo Unico degli Enti locali.
In particolare, l'accertamento dell'equilibrio economico finanziario mira a verificare la capacità della gestione di assicurare l'integrale copertura sia dei costi di esercizio sia degli oneri di ammortamento tecnico - finanziario a carico del Comune di Bologna, derivanti dalle ipotesi formulate in merito alla struttura finanziaria adottata per la copertura degli investimenti."
Ed è proprio su questo terreno che si è articolato il nostro studio critico, che non ha ricevuto convincenti risposte.
Sia sulle quantità con le quali si stima la futura utenza, dunque, sia sui costi ed i ricavi dell'impianto e della gestione il progetto di Metrò si rivela debole e di onerosissima sostenibilità.
Nello studio, come abbiamo detto, non ci siamo soffermati sul numero di passeggeri/anno previsti per i 6 km di metropolitana: se Atc con 500 km. e passa di tratta urbana e 51 linee di autobus trasporta in città 90 milioni di passeggeri….. va da sé che il nostro piccolo metro' di 6 km non arriverà mai ne' ai 42 milioni del 2010 ne' ai 58 milioni del 2039.T
antomeno abbiamo criticato la "stitichezza dei costi", vi sembra possibile che i 3 dirigenti del metro' di Bologna siano stipendiati 56.000 euro lordi l'anno.
Come non ci siamo fatti carico di capire da dove arrivi tutto il capitale circolante netto dell'anno 2010. Così come non abbiamo ripetuto che con gli incassi previsti nei parcheggi al massino si arriva a 3 milioni di passeggeri da park & ride e non a 6 milioni.
In questo lavoro abbiamo preso per buone le stime sui passeggeri, sul costo del biglietto e degli abbonamenti e abbiamo rifatto i conti così come ci sono stati descritti.
Il risultato che abbiamo ottenuto è evidente: dai 36.980.000 euro previsti di entrate si scivola a 18.762.083,46 Euro. Ricordiamo che con questi soli "quasi" 19 milioni di Euro nel 2010 si dovrà sostenere la spesa di 11 milioni di mutuo a carico del Comune (pag 17 del Piano) e 11 milioni di costi operativi (pag 18 del Piano) e le imposte sui 6 milioni di "utile" (pag 18 del Piano), in sostanza con 19 milioni di entrate dobbiamo sostenere 25 milioni di uscite: AL PRIMO ANNO UN BUCO DI 6 MILIONI DI EURO.
**Si allegano le tabelle di studio ("Allegato Metro')

NEGATIVO

2.6 2004, SI SPENDERA' DI PIU',
C'E' HERA.
MA DOVE SI SPENDERA' MENO ?
2.6.1 LE NON PRIORITÀ DI GUAZZALOCA
Funzioni nel settore sociale:
prev nel Bil 2003 per il 2004 98.214.739
Nel Bil.2004 95.818.496 NEGATIVO

Funzioni nel campo dello sviluppo economico:
prev nel Bil 2003 per il 2004 5.578.740
Nel Bil.2004 3.657.503 NEGATIVO
Funzioni relative alla cultura ed ai beni culturali:
La crescita è lievissima
La prospettiva incerta
prev nel Bil 2003 per il 2004 28.550.102
Nel Bil.2004 31.189.828
Il Budget della spesa corrente è fermo.
Budget 2003 10.374.000
Budget 2004 10.850.000 NEGATIVO*
*al netto dell'inflazione
Per la cultura si conferma un problema anche alla luce di alcune entrate
Musei e mostre 2003 Euro 448.819
2004 Euro 331.767 NEGATIVO
Funzioni di polizia locale:
prev nel Bil 2003 per il 2004 27.192.825
Nel Bil.2004 26.504.068 NEGATIVO
Tutto si impernia sulle
Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti:
prev nel Bil 2003 per il 2004 392.171.663
Nel Bil.2004 511.333.839
Il "grosso" della spesa è concentrato nel 2004, e questo consente un calo nelle prospettive triennali del settore da 948.602.303(2003-04-05) a 644.248.373(2004-05-06)
Dovuto però esclusivamente al ritardo di un anno nell'avvio della Linea 1 della Metropolitana.
Si conferma che la quasi totalità del ricavo da Hera si tramuta nel mutuo per la copertura della quota comunale del finanziamento della Metropolitana (Vedi sopra al punto 1.3 ).

2.6.2 ALTRE NECESSITA'. UNO SGUARDO ALLE STRUTTURE

Rete fognaria in Km *
1999 805, si prevede di 810 entro 2002
2003 è sempre di 805 Km, si prevede 810 entro il 2006 FERMI

Rete acquedotto *
1999 739 si prevede 748 entro il 2002
2003 740 si prevede 748 entro il 2006 FERMI

Aree verdi, parchi giardini *
In mq escluso verde scolastico
2002 9.868.730
2003 10.207.456 ** FERMI
**dati uffici

Rete gas in Km *
2001 822 si prevede 837 entro il 2004
2003 822 si prevede 837 entro il 2006 FERMI

Raccolta rifiuti in tonnellate *
2001 224.300 si prevede 233.860 entro il 2004
2003 213.700 si prevede 213.700 entro il 2006 RIDUZIONE

*Dati tratti dalla Relazione Previsionale Programmatica per il periodo 2000-02( Appr Dic.'99)
e dalla Relazione Previsionale Programmatica per il periodo 2004-06 (Pres.Nov.'03)
Questi dati sono presentati come "puramenti indicativi" ma rappresentano comunque la sintesi
delle strutture presenti.


3 IN UNA PROSPETTIVA DIVERSA
Atti e Ordini del giorno dell'opposizione in Consiglio comunale

3.1 I PUNTI DI RIFERIMENTO
Vogliamo segnalare, con atti di indirizzo e proposte concrete una prospettiva diversa per la città.
A partire da quattro punti di riferimento. A partire dalla destinazione, ORA, delle risorse straordinarie disponibili.
1)Una città dove si abita sempre di meno, da cittadini, , nel nuovo sistema fiscale rappresenta un quadro di risorse calanti, la compartecipazione IRPEF sarà legata ai residenti e l'autonomia fiscale sostituisce i trasferimenti, basati largamente sulla spesa storica.
Affrontare i temi della vivibilità: casa, prezzi, degrado urbano e accoglienza, non sono solo necessità di equità e di benessere ma anche strumenti necessari per reggere le sfide di Bilancio del prossimo futuro.
2)Aumenta ed aumenterà di più nel prossimo decennio il numero dei bambini, dei ragazzi, e degli anziani.
In particolare crescerà fortemente la domanda per i servizi per l'infanzia, per l'edilizia scolastica media e superiore, per servizi che allontanino l'isolamento e la non autosufficenza degli anziani.
Mentre la domanda di cultura può essere il volano di uno stile di vita "più ricco" e consapevole e di una economia più forte e diversificata
Si impongono quindi scelte di indirizzo e riconsiderazione complessiva della spesa sociale, educativa, culturale.
3)Il modello economico è ancora forte ma deve riconvertirsi verso nuove produzioni, arricchire ancora la qualità, innalzare su queste basi, ricerca, sviluppo, qualificazione del lavoro, la propria competitività internazionale.
4)Le criticità ambientali da affrontare sono la mobilità, con infrastrutture che permettano trasporto pubblico in sede propria con lunghe percorrenze alternativo al mezzo privato, e la realizzazione di un sistema di trasporto intermodale integrato, forti politiche di controllo per il rispettodelle regole e riduzione del traffico veicolare privato con il ri-orientamento verso altri mezzi di spostamento; l’uso delle risorse energetiche e ambientali, a partire dall’acqua, dove va contrastata una politica di generico ricarico tariffario che prescinda dalla necessità degli interventi infrastrutturali e di manutenzione; l’uso del territorio.
5) Per affrontare i quattro problemi richiamati non sono possibili scelte di governo alla sola dimensione cittadina. Il tema della programmazione metropolitana si ripropone più urgente e si evidenzia la necessità di connettere fortemente le scelte di Bologna a quelle di un vasto territorio, dalla "città al mare"per il quale fungere da punto di riferimento e "porta" ad una economia di scala superiopre ed ad una maggiore qualificazione.
6)Fare migliore, più "grande", socialmente coesa Bologna non è possibile senza il protagonismo dei suoi cittadini.
La partecipazione deve attraversare il percorso di formazione delle scelte e quindi dei Bilanci.
……………………………………………………………………………………………………
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Caab: non solo questione di azioni Serve trasparenza per cambiare

di Davide Ferrari, Capogruppo Ds - L'Ulivo

«I problemi si affrontano con professionalità e non con le polemiche» ha dichiarato il presidente Giancarlo Sangalli sullo scambio azionario fra Comune e Camera di Commercio. Proprio per queste intenzioni l'opposizione ha sollevato e solleverà, nelle persone dei capigruppo, in Consiglio comunale temi concreti e centrali. Sul CAAB: non si sa se, e soprattutto come, lo scambio porterà risorse per chiudere la sua vicenda, mettendo in salvaguardia il mercato. La Giunta di Palazzo d'Accursio ha, comunque, il dovere di presentare una sua valutazione sulle ricadute che il salvataggio, che si affronta dopo quattro anni di ritardi e negazioni, avrà sul Comune e di chiarirlo prima che vi sia il voto sul Bilancio comunale. Mal'accento va posto anche sugli altri oggetti dello scambio. In primo luogo, con la Fiera, sull'Aeroporto.
Il Comune rischia di vedere un indebolimento del proprio ruolo in infrastrutture fondamentali di Bologna. Non si è avuta alcuna considerazione della posizione istituzionale di Regione e Provincia, mentre ci vuole, nell'interesse innanzitutto di Bologna, una svolta verso l'intesa, e non nella via dello scontro continuo, con la programmazione proposta su scala regionale e provinciale. Mi pare che questo punto di vista si stia facendo strada anche negli interventi di autorevoli commentatori.
Bologna torna ad essere una città che conta se lavora insieme ad un territorio molto vasto, diventando così, come si dice, la "porta d'accesso"allo sviluppo di qualità per un'intera area economica e sociale d'Italia e d'Europa. In primo luogo bisogna continuare a connettersi con un territorio grande che va da Bologna al mare, come le scelte, non di oggi, dell'Università, e la nascita di Hera con le società romagnole, già indicano.
Per l'aeroporto la scelta di Forlì sta funzionando e indica la strada giusta. La strada di una forte crescita, sia nelle dimensioni di traffico (che non può avvenire nell'area bolognese, comunque sottoposta a limiti ambientali e geografici) che nelle tecnologie, per ridurre e rendere sostenibili i costi sul piano della vivibilità del territorio. Il presidente di Sab, Alberto Clò, ha presentato in Comune un consuntivo che richiede un valida risposta pubblica per coglierne le potenzialità, con investimenti sulla mobilità, viaria e ferroviaria, verifica dell'impatto urbano, politiche di attrazione e marketing territoriale.
Mi ha colpito l'affermazione del professor Ciò in Commissione:«Sab non è stata coinvolta nell'operazione “scambio”». Ciò ha chiarito di considerare lo scambio di azioni fra CAAB e Sab materia di scelte degli azionisti e non dell'azienda. Ma è ben curiosa una operazione che si presenta come centrale e che viene intrapresa senza e contro Provincia e Regione e senza consultazione con la società di gestione. Nel frattempo, nessuno sa se la linea 2 della Metropolitana (da piazza unità a Aeroporto) con i costi di impianto e gestione che presenta, sarà mai realizzata, ma viene intanto utilizzata, nelle linee del Piano strutturale del Comune, come motivazione di un ulteriore sviluppo edilizio. È già accaduto a Bologna che previsioni di strumenti di mobilità non si siano realizzate e l'espansione di fabbricati lungo le linee previste di nuove infrastrutture invece sì, e considerevolmente. Ciò che era limite ed errore, oggi diventa, in qualche modo, un obiettivo consapevole. Bologna non ha bisogno di questo. Ha necessità dì un grande sistema regionale aeroportuale, che, con altre strutture medie del paese, conquisti quote di mercato e porti a Bologna investimenti e persone e consenta alla nostra economia di espandersi con più facilità verso altri terri-tori, altri scali.
La professionalità politica dovrebbe garantire all'economia sostegno e indirizzi comuni per la crescita e la qualità, nessuna delega, nessuna chiusura municipalistica. La trasparenza nei processi di decisione e sugli obiettivi che si perseguono e il pieno coinvolgimento di tutte le patnership istituzionali sono le condizioni per cambiare, per non fare altri errori.

Domenica 07.12.2003, IL DOMANI

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L’ intervento
Urbanistica, il compito da svolgere ora

Davide Ferrari, Capogruppo Ds Consiglio comunale Bologna

Discutere e governare l'urbanistica a Bologna non è come in altre città. In primo luogo per la storia dell'Amministrazione comunale che ha determinato, in passato, esperienze di eccellenza. In secondo luogo per il fenomeno peculiare di una vasta partecipazione ed attenzione dei cittadini ai problemi della vivibilità, del degrado, dell'ambiente e della sicurezza. La giunta Guazzaloca aveva un dovere. Fare in questo mandato le linee portanti del nuovo «Piano Strutturale» della città. Un dovere che deriva dalla legge regionale e dall'urgenza di dare un indirizzo e qualificare lo sviluppo di Bologna. Guazzaloca e Monaco hanno scelto un'altra strada. Hanno tentato di riprendere gli argomenti della polemica «anti-piano» che ha segnato gli anni 80: «No al dirigismo, adesione stretta al sociale ecc ecc». Ma, in realtà la Legge regionale 20 dell'Emilia-Romagna già ha presentato un punto di superamento del vecchio dibattito. Al Comune è affidato il compito di definire, al posto del Piano Regolatore Generale, uno strumento di indirizzo, il Piano Strutturale, che disegni -al termine di un vasto processo di partecipazione- le linee per il futuro della città, ed il Piano Operativo, uno strumento agile, di raccordo fra la programmazione generale e gli strumenti concreti di attuazione, pubblici e privati. E' ciò che serve a Bologna. Invece Monaco punta a derubricare il Piano Strutturale in un più generico "piano strategico", contenente, a quanto pare, poco più che la fotografia dell'esistente e i progetti traballanti di infrastrutture del mandato Guazzaloca (la linea 1 della metropolitana, in buona sostanza), mentre la pratica degli accordi specifici, caso per caso, con i privati, su loro proposta, già promossa a unico contenuto della politica urbanistica, si propone, come prospettiva, con fioriture, via più ampie, di interventi, non su aree industriali o degradate, ma ovunque.
Spetta allora al centrosinistra, partiti, centri di ricerca, realtà sociali, all'Ulivo e di Rifondazione, tutta la responsabilità di prendere in mano la partita di una programmazione adeguata per Bologna. Non è un compito facile. Ma è il compito dell'ora, guardando avanti, sapendo di esperienze ed idee anche molto differenti che sono in questo campo di forze ma nella consapevolezza che la sfida deve rivolgersi ad un progetto per domani.
Già negli ultimi anni del mandato precedente si era giunti a definire Bologna una città dove lo spazio di una espansione indistinta è terminato e dove lo sviluppo deve essere innanzitutto sul piano qualitativo e la programmazione della Provincia, con il Ptcp, il piano di coordinamento e raccordo che le è affidato, ha riconfermato ed attualizzato questo punto di partenza. Allora quattro punti mi sembrano ac-quisibili come centrali per una proposta forte e valida, che sappia coinvolgere Bologna. Provo a metterli in fila, raccogliendo le elaborazioni, che soprattutto in quest'ultimo biennio, sono state avanzate autorevolmente da più soggetti, politici, sindacali, di ricerca.
a) Dimensione metropolitana, e ruolo di nuovo centro della qualità dello sviluppo per Bologna, in raccordo con un territorio vasto «dalla città al mare», che già la unisce, nelle funzioni ambientali (con Hera) e universitarie, e deve coordinarla nelle principali funzioni di sviluppo, come quelle aeroportuali e fieristiche, perché Bologna sia la porta di accesso, per una parte decisiva dell' Emilia-Romagna e dell'Italia, all'innovazione, ad una competitività basata sulla coesione e la qualità del vivere;
b) rilanciare, nel quadro dell'oggi, la «strategia del decentramento» urbanistico, via allentatasi e apertamente contrastata dall'amministrazione Guazzaloca, con il risultato di creare nella città di Bologna una situazione che compromette seriamente la qualità urbana;
e) avere per obiettivo «la riconquista di Bologna come città da abitare»: recuperando e qualificando la condizione residenziale, con una adeguata offerta abitativa che permetta la vita di famiglie e persone di reddito medio e basso, e, al contempo, riequilibrare la presenza produttiva, dal solo terziario ad attività produttive sostenibili;
d) una riqualificazione urbana che produca qualità, legata a infrastrutture per la mobilità collegabili in rete, recuperando identità dei luoghi, servizi di comunità, espansione e cura del verde, salvaguardia ed aumento delle superfici permeabili.
Sono certo che molti urbanisti, esperti ed amministratori saprebbero scrivere elenchi molto migliori di questo mio sbrigativo riepilogo. Ma il punto è intendersi sulla direzione. C'è lo spazio di una intesa che renda tutto il centrosinistra protagonista di una nuova stagione di governo e bisogna fare passi in avanti, subito. Vedo due occasioni importanti. La riflessione che saprà fare il tavolo di confronto fra Ulivo e Rifondazione e, in Consiglio comunale, la discussione dei documenti di Bilancio e degli Investimenti. Quelli presentati dalla Giunta non parlano della città, delle sue difficoltà, nello sviluppo e nei servizi, e di come farvi fronte. Le nostre proposte devono invece avere questo respiro. E' doveroso proporre, insieme, unitariamente, già in questa sede, primi elementi sui quali si misuri una «idea della città» moderna e riformatrice.

Venerdì 21.11.2003, L’UNITA' ED. BO



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Bilancio di un Comune avvizzito

Davide Ferrari, A cura del gruppo consiliare Ds Comune di Bologna

L’assessore Galletti ha presentato lunedì pomeriggio il suo "ultimo" Bilancio. Il Bilancio per l'ultimo anno di mandato. Presenteremo unitariamente con tutte le opposizioni, come abbiamo fatto ogni anno, proposte alternative mirate e approfondite. È già possibile, però, un primo commento.
In primo luogo resta evidente l'alto livello di pressione fiscale a cui si è aggiunto nell'anno che abbiamo alle spalle un aumento indistinto e notevolissimo di tutte le tariffe (sport, scuole, cimiteri, trasporti). Da questo punto di vista che l'assessore di una Giunta di centrodestra, che si era presentata nel '99 come animata dalla volontà di promuovere una forte detassazione, si presenti ora vantando di non procedere a ulteriori aumenti fiscali e tariffari nel semestre preelettorale è davvero risibile.
Privatizzazioni: sono state accelerate forsennatamente nell'ultimo periodo non perché, come ha affermato anche oggi Galletti, fosse un'applicazione coerente del programma, ma perché le privatizzazioni indiscriminate hanno cercato di coprire il fallimento di Guazzaloca nel consolidare rapporti forti col sistema economico della città. D'altra parte davvero colpisce che nel presentare il Bilancio di «un'azienda» così importante come il Comune di Bologna, l'assessore non sappia dire una parola sulla situazione economico-sociale della città, sulle sue difficoltà, non riprendendo nemmeno gli spunti contenuti a tal proposito nell'accordo con la Camera di Commercio. Galletti dice che abbiamo un Comune dimagrito, io dico: «Abbiamo un Comune avvizzito». Mentre per il Piano investimenti sono del tutto insufficienti gli impegni per edilizia scolastica e nidi, per quanto riguarda i servizi alla persona, come già i presidenti dei Quartieri hanno sottolineato, siamo in presenza di budget che non sono in grado di coprire la domanda sociale e di problemi di personale molto seri, con buchi nell'organico di importanti servizi culturali e sociali. D'altra parte il decadere del Consorzio per i servizi lascia senza prospettive tutta la politica comunale su questo versante. Si era puntato a cedere alla Usi la gestione senza un raccordo organico con tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti. In sostanza si voleva una esternalizzazione anche e soprattutto delle responsabilità. Questo non si può fare e la realtà appare in tutti i suoi aspetti critici: personale carente, famiglie senza risposta per nidi e scuole, assistenza agli anziani che non prende in considerazione il cambiamento delle condizioni di vita delle famiglie.
Per quanto riguarda le entrate non fiscali bisogna, infine, rimarcare che la buona valorizzazione delle azioni di Hera è dovuta anche all'allargamento al vasto territorio che va da Bologna al mare, e alla definizione di un piano industriale della nuova impresa. Sono due punti che abbiamo non solo richiesto, come Democratici di Sinistra, ma largamente contribuito a realizzare, più volte anche oltre e contro l'orientamento della Giunta Guazzaloca.
Deve suscitare un interesse e una forte critica, nella conclusione del mandato, la continua cessione di parti del patrimonio pubblico che ha accompagnato la rinuncia a svolgere una efficace programmazione urbanistica.
In sintesi: un Bilancio sotto tono dove al termine di mandato alla Giunta non resta che dimettere i toni trionfalistici per puntare tutto su singole questioni. Insomma visto che non c'è molto di cui vantarsi Guazzaloca e Galletti puntano an-cor di più sulla metropolitana. Come si sa però, e come abbiamo dimostrato, i conti della metropolitana sono il vero "convitato di pietra", la grande e pesante eredità che Bologna rischia di ricevere da un Giunta in scadenza.

Mercoledì 19.11.2003, L'UNITA’ ED. BO

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Non facciamogli distruggere la scuola

Davide Ferrari

Si è svolta, nella serata di mercoledì 5 novembre, alla sala Farnese di Palazzo d'Accursio, una affollatissima audizione, promossa dal gruppo Due Torri-Ds del Comune di Bologna. Il tema: «Per la scuola, per la cultura. Un futuro per le aule didattiche, per i servizi educativi del Comune».
Ha presieduto Sandra Soster, sono intervenuti Luigi Guerra, Paola Sarti, Franco Frabboni, Brunella Puppoli, Rolando Dondarini, Claudio Cattini, Norma Cagnina, Rosanna Facchini, Maria Grazia Contini, Tiziana Musi, Fulvio Ramponi e Giuliana Balboni. Pubblichiamo una sintesi della relazione introduttiva di Davide Ferrari, capogruppo Due Torri-Ds del Comune di Bologna
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La grande partecipazione, la presenza di numerosi docenti di più facoltà universitarie, di tanti insegnanti e dirigenti scolastici, di operatori culturali e sociali, di molti genitori, dimostra che non è in gioco solo una questione settoriale, riguardante le condizioni di lavoro di una categoria, che vanno per altro pienamente rispettate, e non gettate, con arroganza, nell'incertezza. E' in questione il presente ed il futuro di servizi importanti per la città, per la qualità delle scuole di Bologna e della sua vita culturale.
Le aule didattiche decentrate nei musei, nelle istituzioni culturali, l'intervento per l'integrazione dei diversamente abili, i servizi educativi territoriali (ludoteche, punti lettura, centri di psicomotricità), sono un patrimonio consolidato. Bologna ha fatto scuola. Sono molte le città che dall'esperienza bolognese hanno imparato e sono andate avanti.
Oggi Guazzaloca e Pannuti invece vogliono tornare indietro. Si vuole fare una «riconversione all'incontrano, vent'anni dopo», degli insegnanti, facendoli tornare ad essere personale tendenzialmente in esubero, che interviene senza propria progettualità, «dove serve». Si vuole un «passo del gambero» nell'impegno del Comune per la scuola e la cultura, si propone un'ottica solo burocratica, senza idee e senza alcun senso della responsabilità di dover contribuire alla qualità dell'insegnamento e della scuola per i bambini ed i ragazzi. Le aule didattiche nei luoghi della cultura devono non solo proseguire ma estendersi ad un complesso di interventi, nei luoghi della città:
a) del lavoro e della ricerca;
b) della multiculturalità, della democrazia, del diritto;
c) della viva produzione di cultura. L'obiettivo deve essere quello di rendere leggibile ai ragazzi tutta la città come un libro aperto. E non si devono fermare gli interventi solo alla scuola di base, bisogna pensare ad un circuito di nuove esperienze nella scuola secondaria, di conoscenza dei saperi «caldi» delle attività produttive, come della ricerca e dell'Università, come dell'arte, e di primo orientamento verso il lavoro, pensate e anche realizzate con le scuole ed il loro personale docente.
Per le aule, per l'handicap, per i Servizi educativi territoriali è necessario promuovere, nelle forme più adatte ad ogni diversa realtà, l'autonomia e la progettazione e programmazione didattica. E' un problema aperto per ogni intervento scolastico comunale.
Bisogna garantire l'autonomia del lavoro intellettuale. E' importante riproporre il Collegio docenti delle aule, così come valorizzare la presenza degli insegnanti comunali del settore handicap, negli organi collegiali delle scuole e prevedere forme di raccordo cittadine. Invece di sottrarre lo statuto di docenti a chi lavora per il Comune bisogna sempre più proiettare nell'insieme del mondo dell'insegnamento la loro attività e fondare nella collaborazione fra Comune e scuole autonome della città il futuro degli interventi, per espanderli oggi e assicurarli domani, anche quando il Comune non avrà più il suo personale.
L'assessore Pannuti propone una scuola povera, dove nei nidi e nelle materne si aumenta il numero dei bambini per sezione, dove la scuola superiore è marginalizzata e non curata, dove appunto i servizi per la cultura e l'integrazione sono un surplus da normalizzare. Una politica sorda, che non ascolta e si traveste da pura amministrazione, che insegue le sentenze di tribunale. Noi dobbiamo proporre una scuola ricca, ascoltata da una buona politica che la rispetti e la promuova.



Venerdì 07.11.2003 ,L’UNITA’ ED. BO

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Immigrati se la destra non sa scegliere

Davide Ferrari - Capogruppo Ds Consiglio comunale Bologna

Quando si affrontano le cose importanti Guazzaloca non regge il passo. Finché parlare di Bologna è rinnovellare la favola di una «bolognesità» di cartapesta l'immagine del sindaco sembra tenere. Quando invece, come su voto e integrazione dei «nuovi cittadini» anche Bologna è di fronte a un problema grande e complesso, il sindaco oscilla fra l'assenza e la superfluità. E' questa la base di quanto è avvenuto in questa settimana, in Consiglio comunale e fuori. L'altro sabato, dopo l'iniziativa di Fini, Guazzaloca annuncia il 'suo accordo: sì al voto agli immigrati. Lunedì, in Consiglio comunale, casca l'Asino. Il centrodestra si divide. Non può presentare alcun documento al proposito e, soprattutto, non può nemmeno votare contro il limpido ordine del giorno dell'opposizione. Un'opposizione che può intervenire agilmente sulle occasioni offerte dall'attualità perché sempre ha proposto il tema, per tutta la durata di questo mandato. Non può far nulla invece la maggioranza attuale, altrimenti smentirebbe il sindaco, e avrebbe la ritirata sbarrata da Fini. Da qui la direttiva sindacale di non permettere alcun voto e la figuraccia di impedire ogni dibattito sull'argomento. Da qui il ruolo davvero inaccettabile assunto dal presidente del Consiglio comunale.
Attenzione però, la colpa non è dei soliti cattivi di professione, di quei consiglieri reazionari che non seguirebbero le astuzie o le aperture del loro Sindaco. No, dietro alla volontà di impedire il dibattito c'è un grande problema di contenuti. Ne abbiamo avuto una immediata riprova nei giorni successivi. Da lunedì è cominciata una piccola controffensiva del centrodestra tendente a dimostrare che nella Bologna di Guazzaloca il problema dei diritti e dei doveri degli immigrati è già stato affrontato e risolto. Si cerca di riesumare l'attualità di un documento nato vecchio come «La carta della convivenza» preparata a suo tempo da Salizzoni, sull'asse ideologico di Guazzaloca. Al centro di quel documento non ci sono i diritti di libertà e le politiche per l'integrazione, c'è la rivendicazione della tradizione a ricevere omaggio da ogni nuovo cittadino prima di riconoscerlo ed accettarlo. Non c'è il senso della libertà, ma la collosità del conservatorismo. Non interessa qui insistere sui caratteri più negativi e populisti di questa Carta. Il punto è che un contenuto di tal genere non regge alla prova dei cambiamenti difficili, certo, ma grandi e concretissimi che Bologna sta vivendo. Passando sul filo della questione del voto vengono al pettine tutti i nodi della matassa, i principali problemi di fondo della città, non solo dell'integrazione dei migranti. In primo luogo la valorizzazione della partecipazione e delle competenze dei cittadini, di tutti i cittadini bolognesi, nel governare la cosa pubblica. Un sindaco che non decide e scivola in una propaganda infinita, rinchiudendosi a Palazzo, porta l'eredità di un avvilimento del diritto a contare di tutti i bolognesi, non solo dei «nuovi». E un terreno sul quali è chiamato alla prova anche il centrosinistra. Ho visto e ascoltato le assemblee nei quartieri con Cofferati. La forza, le persone per superarla ci sono.

Domenica 19.10.2003, L’UNITA’ ED. BO
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Quella serata di cinque anni fa con Montalban il comunista generoso di Catalogna

di Davide Ferrari

È morto Montalban. È morto a Bangkok, in una mezzanotte d'Oriente, durante un viaggio di ritorno. È morto lontano da casa, fuori posto. Ma era un uomo del mondo, non "di" mondo. Apparteneva alla cronaca della Terra, e la sua intelligenza così profonda era talmente traviata dalla curiosità dell'attuale da tenerlo lontano dalla teoria, dalla filosofia politica, dalla ricerca, che pure padroneggiava, per ricondurlo alla letteratura di tutti, da tutti amata. Per noi della Casa dei pensieri era "Manolo". Lo avevamo portato a Bologna a fare una delle sue conferenze pubbliche più grandi e, a suo dire, interessanti. Era il pomeriggio del 9 settembre '98, con Andrea Camilleri e Massimo D'Alema, alla Pesta nazionale dell'Unità a Bologna. Montalban amava Bologna, il PCI e le cose nuove. Una sintesi di questi suoi sentimenti la disegnò sulla parete bianca di un ristorante, fra gli applausi dei compagni. Scrisse PCI+PDS=vittoria, con un grifo barocco a cornice. Mi colpì allora, mi fa riflettere, mutatis mutandis, anche oggi. Voleva dire: «La memoria, gli ideali, più la presenza dell'oggi fanno vincere le battaglie della Sinistra». Se ne andò via dalla Festa a piedi con un enorme sacco di plastica a tracolla, dove aveva messo gli omaggi dei suoi ammiratori, da un piatto di ceramica ad una torta. Camilleri era soddisfattissimo e loquace. Parlava con la sua finissima loquela siciliana, fessurando gli occhi, come Sciascia, ma con un riflesso buono e dolce, com'è lui. Montalban fu più riservato, addirittura un po' stupito che l'accostamento fra politica e romanzo giallo, su cui lui aveva tanto lavorato, venisse accettato a Bologna come una cosa naturale e dal "capo"del partito ospite. Di fronte alla fila interminabile dei lettori "fans", incalzava ogni tanto Camilleri con un "Vamonos!"non per frenare il rapporto con il pubblico, ma per una sorta di pudore, di necessità di tornare all'intimità. E negli stands, a cena divenne caldissimo, disegnando a lungo con il carboncino del quale era maestro. Lo sentimmo altre volte, affranto per la sconfitta a Bologna, preoccupato per i travagli della Sinistra e, sempre, dalla parte della Pace. Un uomo generosissimo. Comunista di Catalogna, era stato un clandestino ed un cospiratore,ma per amare le persone, perché fossero libere, non per sovrapporre loro una ideologia. Era uno scrittore popolare ma tutt'altro che semplice. Era così perché voleva esserlo, lui che aveva raggiunto la fama come poeta assai prima di diventare il narratore celebre in tutto il mondo, sentiva che uno scrittore può fare pensare più di ogni altro, può essere un educatore. In questo c'era una coerenza fra il militante ed il poeta. Danna parte sola sempre, ma parlando di uomini veri e deboli, non di eroi, e parlando del mondo, non di come si vorrebbe che fosse.

Lunedì 20.10.2003, IL DOMANI


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II nuovo protagonismo delle famiglie bolognesi

di Davide Ferrari - Capogruppo Due Torri-Ds al Comune di Bologna

C'è qualcosa di nuovo, anzi d'antico, anche nel modo e soprattutto nelle motivazioni delle manifestazioni di opposizione di queste ultime giornate bolognesi. Il nuovo è che sono protagonisti i genitori. Esprimono con assoluta chiarezza una opinione. Non accettano che le scuole, dove i loro figli passano una grande parte del tempo e dove loro sono disposti a partecipare, siano considerate pressoché nulla dal potere politico. "Nulla" dalla Moratti, che decreta chiusura di Tempo pieno e prolungato, che disprezza visibilmente la scuola di tutti. Parla bene, la Ministra, solo di quelle che assomigliano alla "sua ", a quella che lei ha frequentato in gioventù ed i suoi genitori hanno profumatamente pagato. "Nulla "dal Comune di Bologna, che chiude le proprie scuole dell'Infanzia, pressoché in un intero quartiere, il Savena, e addirittura si stupisce se, dopo che non si è chiesto il parere di nessuno, qualcuno protesta. Non è bastato sapere, agli incontentabili genitori, che in ogni modo, qualche insegnante dallo Stato sarebbe comunque arrivato. Nessuno sa bene perché proprio a sostituire sezioni comunali anziché aprirne di nuove, pubbliche. Nuovo, ho scritto, ma anche antico. Non solo per indulgere al ricordo del verso pascoliano. "Antico" è la volontà di dire la propria, sempre. "Antico" è la volontà di rappresentare la realtà, consapevole di sé e dignitosa, di tante famiglie concrete. Famiglie spesso con nonni e bambini contemporaneamente a carico, orari di lavoro diversi e inconciliabili dei coniugi, precarietà dell'impiego, fatica del caro vita ma anche un alto livello di cultura diffusa che non si vuole perdere. È antico questo protagonismo perché per molti anni è andato sbiadendosi fino a scomparire. Quando si parlava di centralità della famiglia si intendeva, in quest'ultimo decennio, centralità di un modello, astratto, ideologico di "famiglia". Quella "Famiglia" che serviva a coprire i tagli alla spesa sociale, anzi a nobilitarli. Si parlava di "famiglia" per condannarle "famiglie "a tacere. Anche a sinistra, diciamo la verità, si inseguiva o si parlava d'altro, escluse lodevoli eccezioni. Oggi torna di scena la vera vita familiare che vuole raccontarsi, che sente di poter contare. Sono le mamme ed i babbi che hanno bussato lunedì alla piccola muraglia sciocca di plexiglass che un sindaco sempre assente come Guazzaloca ha fatto erigere a difesa dei suoi "appartamenti", D'Accursio. Con i cittadini - orgoglio imperiale, orecchie lillipuziane. Sono le mamme ed i babbi che abbiamo conosciuto nei mesi scorsi impegnati per dire a tutti, anche alla sinistra, che, ad esempio, una scuola come le Manzolini non si comprende proprio perché debba spostarsi quando si lavora per recuperare il prestigioso contenitore, il Convento San Mattia in via S. Isaia, che le ospita da innumerevoli decenni. Quando un palazzo ritorna bello allora è fatto ancora di più per una scuola. "Cosa c'è di più importante di una scuola? Che siano altri a spostarsi!! Anche se ricoprono incarichi prestigiosi di superiore intendenza". Questo hanno detto i genitori, con sapere, carte, idee alternative assai più credibili delle indecifrabili verbosità dell'amministrazione. Perché torna la famiglia, quella vera? Perché torna la politica delle cose importanti. E torna perché non piace a molti come le cose vanno avanti. Chi ha investito sul futuro mettendo al mondo un bimbo non ha da sentire solo la necessità di "appartarsi" per dedicarsi a lui. Ha la responsabilità di alzare lo sguardo. Di guardare più avanti. E lo sa benissimo. A Bologna, in questo autunno dell'anno 2003.

Venerdì 03.10.2003, IL DOMANI

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Il 1999 è ormai lontanissimo. Con la città, con Sergio Cofferati
La sfida che ci attende


di Davide Ferrari

Ormai ci siamo. Le elezioni comunali sono quasi alle porte. Alle Consigliere ed ai Consiglieri di un Gruppo di opposizione spetta il compito, avviandosi alla fine del mandato, di sintetizzare i punti critici che sono risultati più evidenti nel modo di governare e nelle volontà.negli obiettivi, del Sindacò Guazzaloca e della sua Giunta.
Ma una opposizione che non ha mai trascurato di fondare le proprie battaglie su un'analisi di merito dei problemi, deve accompagnare il proprio rendiconto con elementi di programma da presentare ai cittadini, alla coalizione e al candidato Sindaco, Sergio Cofferati.
Che cosa abbiamo imparato, dunque, in questi anni? In primo luogo che la Partecipazione non è una anticaglia, una valore del passato. No, i cittadini bolognesi hanno trovato nuove forme di partecipazione lontane forse dai Partiti, talvolta, ma non sempre, da una visione generale, ma non meno insistita, appassionata. Lo dice l'esperienza dei cento comitati, per l'ambiente, contro il degrado, lo dicono la maggiore consapevolezza e presenza anche direttamente sul piano della politica di associazioni, di grande esperienza o recentissime, quali quelle che animeranno la convenzione del centro sinistra.
In sostanza la lista civica di Guazzaloca ha voluto dire: "Noi rappresentiamo direttamente i cittadini, quindi lasciate fare al manovratore".

Al contrario bisogna fare grandi passi in avanti per governare davvero con la città. Bisogna fare funzionare un accordo metropolitano per una Bologna più grande e molto, molto meno burocratica, per dare uguali diritti ai cittadini della vasta area bolognese e quindi maggiore forza alla città. Bisogna realizzare un ridisegno dei Quartieri, per renderli più omogenei e capaci di governare, e quindi di dare risposte concrete ai cittadini, alimentando così la partecipazione, che ha bisogno di poter contare. Il forte ruolo avuto in questo mandato dai Presidenti di Quartiere dell'Ulivo ha dimostrato le grandi potenzialità di una vera riforma.

Le medesime esperienze, notissime, in Brasile sono nate dallo studio del governo di Bologna e dell'Emilia Romagna.
Ritengo, personalmente, che non sia un bene aumentare, oltre ad un certo limite, un rapporto diretto fra entrate fiscali e destinazione delle spese (le cosiddette tasse di scopo).
Ma è senz'altro possibile, anzi necessario, collegare ad un vasto itinerario di partecipazione dei cittadini, le decisioni sulla spesa delle grandi quote di risorse, a cominciare da quelle per i servizi, stabilendo così un ordine condiviso delle priorità su cui investire ed anche le forme di collaborazione fra pubblico, associazioni, privato sociale, famiglie.
Da questo punto di vista la scuola, le politiche educative per a prima infanzia, la protezione sociale degli anziani non sono solo terreni importanti per l'eguaglianza delle opportunità e la-qualità della vita, ma "luoghi della democrazia", terreni dove si deve poter misurare visibilmente il carattere, la caratura del governo dell'Ulivo e delle forze della solidarietà. I nuovi cittadini di Bologna, che provengono da altri paesi, che si sono stabilmente impegnati nel lavoro e nella cultura, nel volontariato e nell'associazionismo di questa città devono vedere riconosciuta la parità dei diritti e dei doveri, dalla rappresentanza in Consiglio espressa democraticamente; ad una serena integrazione nelle forme generali di istruzione, culto e vita sociale. Bologna ha le risorse per essere un grande volano dell'economia dell'Italia, oggi condannata alla Recessione più da Tremonti che da Bin Laden.
Lo sviluppo delle grandi in-frastrutture già esistenti (Fiera e Aeroporto), un sistema di mobilità imperniato sul ferro e la risoluzione, con la bretella a nord, del nodo drammatico della tangenziale devono diventare un obiettivo non solo di Bologna ma di una alleanza di un territorio più vasto, dalla città alla Romagna. dove crescere insieme anche nel sistema universitario, nella cultura, nella socialità.

Il Presidente Errani ha già delineato una prospettiva politica di grande interesse per fare di Bologna realmente la "porta di accesso" a una crescita di qualità dell'intera regione, un punto di forza dell'Italia e dell'Europa.
La Qualità dello sviluppo è la base concreta di una scelta per l'Ambiente, ma non basta. Ci vogliono scelte chiare, dalle grandi alle piccole cose, dalla regolazione del traffico con Sirio, al controllo di tutte le emissioni, a coraggiosi investimenti su tecnologie d'avanguardia.
La Bologna di Guazzaloca e muta di fronte al drammatico degrado dell'ambiente. La Bologna che vogliamo parlerà chiaro e chiederà il consenso per scelte innovative ed eco-sostenibili. Abbiamo compreso che per il Sindaco, per Monaco e Galletti il Piano strutturale che la città deve fare per legge al più presto, sarà soltanto la sommatoria delle richieste di edificare qua e là, senza ordine e senza un disegno pubblico. Il rischio è quello di svalorizzare lo stesso mercato edilizio oltre che proseguire nei danni al verde e all'ambiente. Al contrario recuperare le grandi aree dismesse deve servire davvero a riqualificare la città, ad impiantarvi distretti dell'informazione, della tecnologia, della comunicazione, così come bene comprendono le elaborazioni più forti delle stesse associazioni imprenditoriali e come ha chiesto con grande chiarezza, il movimento sindacale.
Bologna, città dell'industria innovativa, dunque, strettamente connessa alle enormi potenzialità europee della nostra città come sede della Cultura e degli Studi. Bologna 2000 ha mostrato la via e ha cambiato l'immagine della nostra città. Lo testimonia anche la positiva performance del turismo che ne è seguita. Ma questa Giunta non ha saputo che liberarsi di Iperbole, tornare all'ingorgo ed ai semafori nel traffico, svalutando la modernità e la tecnologia.
È semplice dirlo, non sarà facile farlo: bisogna operare in direzione esattamente contraria.

Venerdì 12.09.2003, IL DOMANI

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Chi non pensa ai Cittadini
Dove vanno i soldi della vendita di Hera.


Davide Ferrari, capogruppo Ds al Comune di Bologna

Guazzaloca, o meglio il più tonico assessore Galletti, ha cominciato lunedì in Consiglio comunale a presentare, con il consuntivo dei lavori pubblici, le prime indicazioni su come verranno spesi i soldi incassati con la vendita delle azioni di Hera.
Attenzione. Questi denari entrano nelle casse del Comune una volta per tutte. Sono giustificate quindi solo spese destinate a investimenti di evidente significato.
Nulla è stato detto, invece, sul grande progetto per l'ambiente e l'acqua che i sindaci dei Comuni metropolitani hanno indicato come obiettivo prioritario di tutti, alla faccia del ruolo di; "capitale" che Bologna dovrebbe svolgere e dei problemi di subsidenza e di approvvigionamento, nostri come e più di quanto non siano di altri.
Su questo e sugli interventi per migliorare subito la vita in città, l'opposizione ha da tempo detto la sua. Serve un forte, straordinario aumento dell'offerta di servizi, a cominciare da asili nido belli e di qualità. Bisogna occuparsi seriamente di tutte le scuole. I cittadini non sopportano più che i luoghi dove crescono i nostri ragazzi siano infinitamente più brutti delle case dove le nostre famiglie abitano.
Poi viene il capitolo delle strade e dei marciapiedi. Un marciapiede rotto obbliga un anziano a non uscire più di casa per la paura di reiterare una caduta. Una buca nella strada aumenta il rischio, già altissimo, di incidenti e rallenta un traffico ormai di per sé insostenibile. Mentre i Quartieri, già sollecitano, giustamente, di avere voce in capitolo sulla scaletta delle priorità delle cose da mettere a posto.
Ma il consuntivo di Galletti preoccupa anche sul versante delle entrate. L'assessore insiste, rivendica, una continua cessione di pezzi di territorio bolognese, fatta passare per scelta strategica di valorizzazione di ciò che era inattivo, "manomortesco".
Con molta chiarezza già l'istituto nazionale di urbanistica, poi la lucida analisi di Campos Venuti, poi i «Celestini», avevano messo in rilievo, viceversa, i rischi di questa "strategia". Si continua a svendere pezzo dopo pezzo, mentre si pensa di aggirare l'obbligo di scrivere un Piano Strutturale (il nuovo strumento che la legge sostituisce al Prg) con un «piano strategico» che in realtà non vuole essere che la somma degli scambi fra i singoli interventi edificatori, considerati comunque positivi, e le compensazioni per l'interesse pubblico.
Si toglie così al Governo locale molto del proprio potere di indirizzo in campo urbanistico. L'urbanistica è, invece, «una cosa che si mangia». Una cosa concretissima- voglio dire -. Aiuta a creare famiglie, sostiene uno sviluppo diffuso e più forte, facilita movimenti rapidi con minore inquinamento.
Azzardo una sintesi: il problema non è dire che Guazzaloca e compagnia sbagliano tutto, sempre e comunque.
Il problema è che ai cittadini, alle persone non sono proprio capaci di pensare.

Mercoledì 10.09.2003, L'UNITA’ ED. BO

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A PROPOSITO DELLA CONSULTA DELLE COMUNITA' RELIGIOSE

Apriamo un dialogo con le diverse Chiese
Nuove comunità portano nuovi problemi nelle rappresentanze di fede

Le polemiche, anche dure, quando riguardano questioni importanti, possono fare bene. Certamente è una questione importante la necessità per le città, per le istituzioni locali, di dialogare, oltre che con altre realtà della vita sociale, anche con le Chiese, per affrontare problemi rilevanti quali: l'integrazione di chi proviene da altri Paesi e qui lavora e produce, la formazione professionale e civica, l'inserimento scolastico, la sicurezza e il sistema carcerario, il sostegno alle famiglie e il dignitoso commiato ai defunti. Non stupisce quindi che possa suscitare polemiche. Ma bisogna fare passi in avanti.
In quasi tutte le principali città d'Europa, ma anche a Roma, a Frosinone persino, si è affrontato questo problema con strumenti anche diversi ma che hanno più o meno le medesime caratteristiche: sono state istituite 'consulte' per mantenere un filo di dialogo e informazione ininterrotti.
Perché non farlo anche a Bologna? Le amministrazioni, sia di centrodestra che di centrosinistra, sono e saranno di fronte a questo problema. Uno strumento come la consulta non è proposto come il luogo per svolgere il rilevantissimo insieme dei rapporti del Comune con la Chiesa Cattolica. Non lo è a Roma come nelle altre città dove opera. Ciò vale, per altro, anche per altre espressioni di fede. A Bologna vi sono confessioni attive da almeno duemiladuecento anni nel nostro paese, come quella ebraica, da settecento anni come quella Valdese, da un secolo e mezzo come le altre principali denominazioni protestanti. Anch'esse hanno responsabilità e rilevanza specifiche e particolarissime, che non si possono livellare in organismi multilaterali.
Ciò detto, nell'oggi la città è cambiata e sta cambiando. Nuove comunità, che crescono non solo per migrazione ma anche per mutamento interno, portano nuovi problemi, nuove rappresentanze, nel sociale e nelle esperienze di fede, che coinvolgono migliaia e migliaia di famiglie. Già da tempo, come le leggi prescrivono, gli enti locali hanno, con le altre principali Chiese, le storiche e quelle diventate più presenti in questi ultimi anni, svariati e inevitabili rapporti, su tutti i terreni pratici che ho indicato. Si vuole che vengano interrotti? Non scherziamo. Saremo allora tutti d'accordo, auspico, almeno sul fatto che bisognerà trovare, in ogni modo, strumenti via più agili e non solo bilaterali per rendere più aperto e reciprocamente responsabilizzante il dialogo operativo fra la città e queste Chiese nell'occuparsi della vita concreta dei cittadini. E' una necessità oggettiva, e per questo motivo non ho depositato in Comune alcuna proposta definita nei particolari, nessun «prendere o lasciare». Il problema è di fronte a tutti e va risolto assieme. Cari amici critici: non si scappa.

Davide Ferrari, capogruppo Ds in consiglio comunale



Venerdì 05.09.2003, IL RESTO DEL CARLINO BO

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L'INTERVENTO
Quel dialogo civile fra religioni

di Davide Ferrari

Avvenire boccia la proposta che ho avanzato di istituire, a Bologna come a Roma, come in altre città d'Italia, come nelle principali città d'Europa una Consulta per favorire i rapporti fra il Comune e le organizzazioni di fede presenti nella città. Me ne dispiace. Rispondo alle critiche. Una non mi pare nemmeno rivolta alla proposta che ho presentato. Infatti concordo con Avvenire. Sarebbe paternalistico, io dico inaccettabile, che una amministrazione pubblica pretendesse di definire il "minimo comun denominatore" culturale fra fedi diverse. La proposta, infatti, parla di tutt'altro. Dalle nascite e l'accoglienza della vita, dal matrimonio e
l'educazione dei figli, fino al saluto a chi ci lascia, è evidente che per moltissimi cittadini il rapporto fra il loro privato ed il pubblico, i diritti ed i doveri da conoscere ed esercitare, ed i servizi da predisporre ed utilizzare, passa attraverso una mediazione ecclesiale, culturale, ma spesso anche sociale, organica. Questa mediazione per migliaia di cittadini bolognesi e per molti nuovi cittadini non è quella cattolica. Non sono fra quelli che rie "gioiscono". La complessità è anche problema, non solo ricchezza. Ma, certamente, bisogna saperla vedere ed occuparsene. È un dovere per qualsiasi amministrazione pubblica,
di qualsiasi orientamento. Per alcune fedi, presenti storicamente, i problemi aperti sono molti ma l'autorevolezza è forte e la continuità del dialogo con le Istituzioni un patrimonio saldo, anche se sempre da difendere e rendere vivo, effettivo. Per altre, anche rilevanti per numero di fedeli, questo patrimonio è ancora un esile filo d'erba. E ciò nuoce a tutta la comunità cittadina.
Aggiungo che il problema è così grande che permarrà intero e irrinviabile, qualunque sia l'esito di una singola proposta, l'accoglienza che essa riceve. Si dovrà discutere degli strumenti più adeguati per occuparsene ma chiederò, continuerò sempre a chiedere che l'amministrazione se ne occupi. Governare senza dialogo, conoscenza del nuovo e del differente è ormai impossibile, non è solo uno sbaglio.
A Rambaldi e Giuliani dico solo che, purtroppo, i loro toni, così duri da apparire perfino un poco autoironici, dimostrano una scarsa dimestichezza con la problematica. Sarò lieto di parlarne con loro. Non ho formalizzato la proposta, con nessun ordine del giorno, proprio perché non può essere cosa dipartiti, di schieramenti. Non solo è di più è altro. È questione che riguarda il rispetto del Comune per le persone che lo abitano, tutte.

Giovedì 14.08.2003, IL DOMANI


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Il capogruppo Ferrari:
«Potrebbe trovare soluzioni ai problemi di integrazione delle diverse fedi per scuola, carceri, matrimoni, servizi funerari

Ds, una «consulta» per le diverse religioni in città

Andrea Bonzi

Una consulta delle religioni per regolare i rapporti tra le comunità religiose presenti a Bologna. Un organo che possa favorire il confronto reciproco e trovare soluzioni a problemi d'integrazione legati alle diverse fedi. A chiedere al Comune di Bologna l'istituzione di questo organismo è Davide Ferrari, capogruppo felsineo dei Ds, che l'ha illustrata ieri a Palazzo D'Accursio. La consulta delle religioni, già sperimentata «con successo» dal Comune di Roma, «potrebbe agire in molti settori - spiega Ferrari -dalla scuola alle carceri, dai riti matrimoniali ai servizi funerari. È una proposta importante che mi auguro che possa avere un seguito. Anche perché ritengo che a Bologna i non cattolici siano almeno il 25% della popolazione».
L'esponente della Quercia pensa a una doppia fase per arrivare alla costituzione della Consulta: «In un primo momento si dovrebbe costituire un tavolo interreligioso, che fissi modi e tempi per coinvolgere il ventaglio più ampio di soggetti. Più tardi, poi, dopo un investimento adeguato dell'amministrazione comunale, si arriverebbe alla creazione della consulta. Dell'iniziativa potrebbero fare parte anche le scuole e l'Università». L'organismo infatti potrebbe dedicare attenzione anche alla materia degli studi religiosi. Dal 1999, quando si è
insediata la giunta Guazzaloca, secondo Ferrari «Bologna ha vissuto una situazione di apnea sul tema dei diritti, con strappi dolorosi sul tema delle donne, per esempio. E aedo che molte polemiche passate, come quella sui libri di testo e quella sull'esposizione del crocifisso in aula, si sarebbero potere evitare, riuscendo a conoscersi e capirsi davvero».
Come fare per individuare i soggetti con cui discutere? «La legge consente di individuare una precisa platea di soggetti - spiega Ferrari -. Ci sono patti, atti bilaterali o anche semplici convenzioni degli enti locali che riconoscono una serie di religioni». Ma non è esclusa la nomina di un esperto del tessuto religioso bolognese che lavori per il Comune e che sappia come e a chi dare voce.
Tra buddisti, induisti, ebrei e avventisti, per citare solo alcune delle comunità più note, Ferrari immagina si possa arrivare a individuare una novantina di soggetti interessati. Il primo terreno su cui intervenire sono i servizi funerari: «Ce ne occupiamo poco e male e questo è disgustoso, perché bisogna assicurare a tutti una celebrazione adeguata e dignitosa delle spoglie dei propri cari, indipendentemente dalla religione professata. Per esempio, la sala Pantheon della Certosa è inadeguata, così com'è. E bisogna provvedere».
Sembra difficile pensare che nel tempo che rimane da oggi alla fine del mandato, l'amministrazione Guazzaloca abbia il tempo (e forse anche la volontà politica) di adottare questo innovativo strumento. Ed ecco allora che la richiesta rimbalza sul tavolo del candidato sindaco del centrosinistra per le elezioni del 2004: «In questa fase - dice Ferrari - Sergio Cofferati sta ascoltando tutte le proposte che arrivano; a settembre sarò lieto di presentargli questa idea».
Apprezzamento per il progetto di una consulta interconfessionale è giunto dal responsabile politiche sull'immigrazione della Cisl di Bologna, Fabrizio Ungarelli: «Avere un interlocutore che accomuni le diverse realtà religiose bolognesi è importante».
La Cisl - ricorda Ungarelli - nel luglio dell'anno scorso ha presentato alla Provincia, insieme al Forum metropolitano e al Provveditorato agli studi di Bologna, un progetto per una «Consulta interetnica» che rappresenti tutte le culture bolognesi. Il progetto era inserito nei capitoli sociali dell'Agenda 21, ma non è riuscito a decollare. «Noi confidiamo nella nuova legge sull'immigrazione che la Regione dovrebbe varare in autunno - conclude Ungarelli - e che dovrebbe stimolare la costituzione delle consulte».

Martedì 05.08.2003, L'UNITA’ ED. BO


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2 Agosto
Non inseguiremo chi vuole lo scontro


Davide Ferrari

II 2 Agosto è più importante di ogni polemica, di ogni provocazione. Il 2 agosto ricorda un fatto tragico di proporzioni gigantesche. Certamente le guerre, il terrorismo, che abbiamo conosciuto in questi anni, dal 1980 a oggi, ci hanno posto di fronte a tante tragedie, qualcuna anche forse maggiore, ma per il nostro Paese, per la nostra città, bisogna sempre ricordare che l'entità di quel s fatto è stata senza eguali: per il numero dei morti, l'efferatezza, l'oscurità ma nel contempo anche la leggibilità della matrice e del disegno che erano dietro a questo crimine.
Ricordare preliminarmente i caratteri del 2 Agosto oggi ha un preciso senso politico.
Bisogna riportare alla concretezza di quella vicenda storica il valore della nostra attesa e della nostra partecipazione alle prossime manifestazioni di commemorazione. Non c'è polemica che possa essere più rilevante della gravita del fatto in sé. Ricordare, commemorare il 2 Agosto, i morti, e chiedere giustizia, perché il terrorismo non si ripeta e venga isolato, ha un tale valore che credo conduca immediatamente a rendere nebbia qualunque polemica di parte. Noi abbiamo nei giorni scorsi dovuto rispondere a fatti gravi, e a fatti piccoli, ma meschini e insidiosi.
Si è addirittura voluto dar vita ad una piccola guerra dei manifesti. E' stato davvero un grande male. Ma oggi bisogna esprimere delle parole chiare e serene.
Chiare: la volontà inesausta di ricercare la giustizia e di combattere il terrorismo.
Serene: attenzione, nulla deve c'entrare il 2 Agosto con il confronto fra i partiti e con lo scontro politico.
Ripetiamo: nulla, nulla deve c'entrare.
Non c'è modo migliore di affermare il valore del 2 Agosto di una forte unità di intenti che va richiesta, questa sì, alla città e ai suoi massimi rappresentanti contro il terrorismo, a fianco delle famiglie e di chi le rappresenta: l'Associazione dei familiari.
Inseguire uno scontro politico attorno al 2 Agosto non ci vedrà mai d'accordo. Lo sappia chi ha cercato di provocarlo, chi ha voluto, come purtroppo capita ogni anno, ormai da molti anni, non perdere l'occasione di spendere molte parole di troppo.
Noi non lo inseguiremo su questo terreno. Noi vogliamo attendere il 2 Agosto e partecipare il 2 Agosto come rappresentanti delle istituzioni, e come cittadini, sapendo che il nostro popolo, non solo una sua componente, vuole giustizia e vuole affermare solidarietà.
Questa è da sempre la nostra condotta e -lo diciamo con la massima fermezza- ancora lo sarà in questo 2 Agosto 2003.

Sabato 26.07.2003, L'UNITA’ ED. BO
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Uno statuto per la libertà della cultura.
Una proposta contro l'arroganza


Davide Ferrari, Capogruppo Ds in Consiglio comunale

Bisogna trarre una lezione dai casi Cacucci e Moretti. Bisogna comprendere e far comprendere dalla città il bassissimo livello al quale, anche per pura protervia di parte, Bologna viene oggi governata. Ma non basta. È in gioco un principio importante della vita democratica: l'autonomia delle Istituzioni culturali, la libertà della cultura. Il Comune di Bologna cominciò a riconoscerne il valore con Renato Zangheri, quando l'allora sindaco parlò di "autogoverno degli intellettuali" negli strumenti di intervento del Comune di Bologna nella cultura. Negli anni 90 si è compiuto il grande passo con la fondazione Teatro comunale e le Istituzioni Cineteca e Gara Anche i dirigenti dei Musei civici e degli Istituti bibliotecari comunali hanno una protezione dall'ingerenza del potere politico nella normativa, sia pure più debole. Non è così per le restanti parti della galassia dei soggetti attuatoli delle politiche culturali del Comune, Associazioni e operatori. E le scuole, gli istituti della cultura diffusa, hanno una recente autonomia spesso dimenticata sia dallo Stato che dal Comune, il caso Manzolini ne è stato esempio evidente. Ma anche chi l'autonomia ce l'ha la vede minacciata ed erosa. Il governo della Giunta Guazzaloca ha dimostrato che una cattiva politica può cercare di riprendersi spazi censori e compiere ingerenze davvero gravi. Gli episodi più noti non sono gli unici. Tutto il programma delle attività culturali sotto il diretto controllo del Sindaco si sta piegando verso la proposizione di certi personaggi e la scomparsa di altri, mentre pesano i forzati abbandoni di Pasquali e Riccomini. Un assessore dalle capacità ignote, Marina Deserti, spalleggiata da quella istituzione dell'arroganza del potere che è l'assessore onorevole Raisi, pretende di dire la pro-
pria non sugli indirizzi generali e le risorse- che sarebbe giustissimo- ma sul vivo delle politiche culturali. Non si può, non si deve accettare. Per questo il centrosinistra può e deve avanzare una proposta chiara, che sia una risposta alla Giunta, ma, per domani, una assunzione di responsabilità sul modo con il quale si vuole governare Bologna. Propongo che si rediga e si porti al voto, in Consiglio, uno "Statuto delle autonomie della cultura e dell'educazione'' che metta in codice e chiarisca gli impegni al rispetto delle funzioni sia delle principali Istituzioni, sia di musei e Biblioteche, sia degli Istituti scolastici ed educativi, fino, con caratteri diversi delle associazioni e financo della deontologia professionale dei singoli operatori. Il Comune non si condannerà all'impotenza rispettando questo "statuto2 ma anzi avrà un obbligo a fare meglio ciò che deve fare, indirizzare, finanziare e far finanziare, promuovere lo sviluppo e controllare gli esiti di tutti i luoghi della cultura con i quali lavora. Uno "Statuto" regolamenterà gli interventi che oggi sono stati frammentati fra più Assessori ed il Sindaco in una ricerca di visibilità davvero mediocre. Anche i Quartieri potranno avere maggiore chiarezza sui propri compiti ed ambiti e il difficile rapporto pubblico privato potrà avvenire trovando nel Comune un riferimento unitario e sempre corente, non discriminatorio. La cultura delle regole è la base per il ripristino della libertà. Sì il ripristino. Fra maldestre ma reali censure e insinuanti costrizioni all'autocensura, la nostra libertà di bolognesi non è più quella "di prima". È ora di accorgersene, con la protesta e la proposta.

Sabato 12.07.2003, L'UNITA’ ED. BO


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L'INTERVENTO
II degrado di Atc? Colpa del traffico
Le denunce dei cittadini vanno messe in luce, non devono essere occultate

di Davide Ferrari, Capogruppo Due Torri-Ds

Che succede sugli autobus di Bologna? È proprio vero che non arrivano mai, che è tutta una lamentela, che non funziona nulla!? Per la sinistra il trasporto pubblico è un valore. Il perché è chiaro. Non si tratta certo di un rimasuglio collettivista («Meglio andare in molti su un unico mezzo uguale per tutti», ecc, ecc). Ormai quasi tutti capiscono che senza l'alternativa di un trasporto pubblico vincente la stessa libertà di usare la propria auto è una falsa libertà. E la libertà di finire nell'ingorgo, di respirare miasmi insopportabili e di contribuire a crearne altri. Quindi gli autobus, i filobus, la rete ATC sono un prezioso valore per la città. Detto questo bisogna chiarire. La paura di accodarsi alla canea dei nemici del mezzo pubblico ha spesso impedito alla sinistra, a Bologna, di sottoporre ad una analisi critica le condizioni del servizio, le sue prospettive. Invece i segni di un degrado in corso sono diventati così forti che i cittadini, e con loro i giornali più vivaci come Il Domani, cominciano a segnalarli autonomamente. Abbiamo raccolto, come consiglieri comunali, negli ultimi anni tante segnalazioni di disservizi che abbiamo riportato in numerose interpellanze. Sui ritardi, soprattutto nelle linee di "lunga percorrenza", dalla periferia al centro, sugli accodamenti, talvolta persino sugli errori di percorso, sui rapporti fra il personale e gli utenti. D'altra parte una azienda che aumenta il prezzo del biglietto e partecipa alle spese pazze del Comune per farsi propaganda merita attenzione.
Cosa è venuto fuori. Provo a ricapitolare.
1) L'Azienda è ancora forte, ha un personale tecnico di prim'ordine, ha una cultura del servizio e del rapporto con il cittadino consolidata, ha delle idee sul traffico a Bologna che, se andrebbero espresse con molto, molto più coraggio dai vertici aziendali sono invece, per quanto riguarda il patrimonio professionale dei quadri intermedi e dei lavoratori, un riferimento essenziale per la città. Se queste idee i vertici non le riprendono, se l'attuale amministrazione comunale non le apprezza, le dovrà apprezzare ed utilizzare il prossimo sindaco, facendone un perno per una politica del tutto diversa del traffico.
2) I mali della mancata regolazione del traffico sono tali però da incidere sul servizio concreto che viene offerto. L'azienda in una recente udienza della commissione trasporti del Comune ha ammesso: «Non sappiamo quanto può durare una corsa fra la periferia ed il centro, ci affidiamo alle medie statistiche, ma il traffico caotico impedisce una valutazione certa». Finalmente si comincia a dirlo. Con questo traffico non si può programmare il servizio. Così anche alternativa ATC viene danneggiata e perde credibilità.
3) Si sta costruendo l'Agenzia per ì trasporti, dopo la divisione fra chi programma e chi, l'Azienda appunto, dovrà partecipare ad un nuovo regime di concorrenza per aggiudicarsi la gestione del servizio. Lo spirito della Legge Bersani che è all'origine anche di questo processo era quello di guardare di più agli interessi degli utenti. Per avere in mente davvero questo obiettivo bisogna dotare ATC di una politica industriale, fare alleanze con altre aziende, come si è fatto per Hera, e insieme bisogna puntare sul valore del rapporto con la città, su quel valore aggiunto che è il sapere che ATC ha al suo interno. Se si pensa solo a risparmiare sul personale e ad operazioni di marketing spicciolo non si va molto avanti. In questo quadro, per stare ai temi di questo articolo, serve una politica di forte investimento sul personale. C'è stato un grande ricambio. Gli autisti, e non solo loro, sono forze diverse da quelle di un tempo. Potrebbe essere una ricchezza - se si puntasse sulla formazione. Se così non si fa il servizio scade. Quello che i cittadini denunciano, anche verso comportamenti del personale va ascoltato e non occultato. Va invece opposta la strategia della formazione e della creazione di condizioni di lavoro meno stressanti alla strategia del dileggio dei lavoratori, dello "sparare nel mucchio", n centrodestra invece è bravissimo nell'attaccarsi ai singoli casi, con spirito inquisitorio verso i lavoratori, mentre si difendono sempre e comunque i presunti squillanti risultati aziendali.
4) Attenzione Assessore Pellizzer, lei continua a citare i dati di aumento dei passeggeri, ma è tipico della domanda dei servizi pubblici seguire questo andamento: dapprima, di fronte all'aggravarsi di un problema e di un Bisogno, in questo caso per la crisi del traffico in città, si cerca di più l'offerta pubblica. Poi, proprio la mancata eliminazione dei fattori di crisi che hanno incentivato la domanda e l'accalcarsi degli utenti, la loro crescita numerica e il diversificarsi e l'aumentare dei bisogni, determina la crisi di qualità del servizio. È una curva che possiamo vedere simile in altri settori molto diversi, come i servizi educativi. Ci vuole una svolta. Continuiamo a dirlo. È inutile attendere il metrò. Nella migliore delle ipotesi, lo dice proprio chi lo ha progettato, il metrò che si prepara non toglierà dalla strada nemmeno un mézzo privato fra quanti girano oggi. Non è qui la sede per approfondire sul metrò, ma questo è certo: il traffico attuale, quello che abbiamo adesso, è già insostenibile e il metrò vuole rispondere al futuro aumento delle auto, non sarà in grado di ridurre il loro traffico. Quindi basta con le chiacchiere. Subito, con Sirio, una regolazione del traffico seria, che non premi i furbi e non incentivi l'illegalità, a cominciare dal rispetto delle corsie e degli orari di trasporto merci. Le denunce dei cittadini non sono quindi il combustibile per una guerra fra le vittime del più grave fallimento di Guazzaloca. Non vanno occultate ma messe in luce, promovendo dialogo e consapevolezza. Oggi per parlare alla città asfissiata e rallentata, domani per vincere con una alternativa.

Ormai quasi tutti capiscono che senza l'alternativa di un trasporto pubblico vincente la stessa libertà di usare l'auto è una falsa libertà

Domenica 27.04.2003, IL DOMANI

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PUNTI DI VISTA
Nidi, fermiamo il «piano di Erode»

Davide Ferrari

L’Assessore Pannuti, per fare fronte all'emergenza Nidi nel Comune di Bologna, vuole attivare 169 posti in più negli asili, entro settembre 2003. Ricordiamogli che quest'anno k domande senza risposta sono state 500. Tramontate, pare, le speranze nella controriforma Moratti e nel trasferimento forzato dal Nido alle Materne e dalle Materne alle Elementari di vaste «porzioni» di bambini, la maggior parte di questi posti si otterrebbero aumentando il numero dei bambini per sezione, fin dai lattanti. Non basta: il Comune punta a ridurre il monte ore annuo per k attività collegiali del personale educativo. In sintesi: la Giunta mostra stupore per la crescita, in corso e destinata ad aumentare, della propensione dei genitori a mettere i figli all'asilo nido, chiama a gran voce il privato a cavare le castagne dal fuoco ma l'unica cosa che fa concretamente è indebolite il servizio pubblico, stipando i bimbi e Attaccando la formazione continua degli operatori.
Abbiamo, senza troppa ironia, definito queste proposte «il piano di Erode». Guazzaloca ha creduto di poter vivere di rendita, confinando la spesa sociale nei suoi limiti Storici, senza investimenti rilevanti ma soprattutto senza comprendere cosa stava emergendo fin dalla metà degli anni '90, senza indirizzare risorse verso vere innovazioni.
Abbiamo denunciato subito, già dal bilancio presentato dall'assessore Galletti nel 1999, l'assurdità di una politica che tendeva a nascondere l'aumento della pressione fiscale del Comune, mediante l'addizionale Irpef, con piccoli sconti sul tariffe dei Nidi, senza una analisi della domanda di servizio e senza prevedere investimenti per dare risposte. Le mutazioni del lavoro (più precarietà, piena occupazione femminile, aumento carichi di orario nel pubblico impiego), e l'esplodere del fenomeno dell'assottigliarsi del numero dei componenti del nucleo familiare, hanno determinato una forte e crescente necessità di servizi di cura e di mensa, a sostegno della vita di tutte le generazioni componenti le famiglie. Fra questi servizi il Nido era ed è evidentemente una assoluta priorità. I cittadini non comprendono, giustamente, quale investimento sia più importante del garantire il Nido a famiglie che, al di là dei calcoli dell’Isee, hanno comunque un forte bisogno e nessuna possibilità di organizzare risposte alternative convincenti. Guazzaloca, Galletti e Pannuti hanno pensato di poter «giocare» con le tariffe dei nidi coperti dalla fortissima spesa «storica» operata dalle giunte di sinistra. Oggi raccolgono il fallimento della loro insipienza. Un fallimento raccontato dagli stessi dati fomiti dal piano del Comune che fotografa il quadro dell'aumento della domanda di servizio e della risposta data tra il 1998/1999 e il 2002/2003.
Se la popolazione in età è aumentata da 7.573 a 8.266 bambini (+739) i posti nido gestiti dal Comune sono saliti soltanto da 2.118 a 2.315 (+197). Inoltre si è passati da 2.249 domande cinque anni fa a 3.122 per l'anno in corso. Le cifre non sono un'opinione. Invece sono un'opinione sbagliata le sempre più stanche parole fatte dire a un distratto Guazzaloca, ad ogni presentazione annuale del rapporto Prometeia, sul presunto aumento della copertura della domanda e dei posti In realtà il «vero tasso di copertura», quello che deve calcolarsi su quanti chiedono il nido, è sceso a precipizio dal 94,18% di cinque anni fa al 76,46% di oggi. Cosa si deve e si può fare, di buono, oggi, per le famiglie ed i bambini bolognesi ? In primo luogo servono soldi. Le risorse ci sono, il Comune ha una delle più alte pressioni fiscali fra k grandi città. Bisognerà rinunciare ad altre spese e fare dei bambini una priorità. Cosa che oggi non è. Occorre un forte reinvestimento sul Nido, come perno di una politica che realizzi un ventaglio di possibilità integrative. Ci sono delle scelte di qualità e bisogna pretendere.
1. Nuovi nidi «a pieno orario» pubblici per 150 posti. La promessa di realizzarli in tre anni non si può intendere come un rinvio a dopo le elezioni del 2004. Bisogna partire subito. Non ci si può nascondere dietro alla mancanza di spazio mentre ancora oggi si sfrattano scuole per tramutarne gli spazi in uffici.
2) Nuovi centri educativi qualificati, in collaborazione con aziende, a cominciare da' quelle pubbliche, aperti anche all'utenza territoriale e/o impegno di aziende per nuovi v nidi territoriali a riserva di posto per i dipendenti degli Enti coinvolti: Galletti chiacchiera da anni, pericolosamente, di «nidi aziendali», ma siamo rimasti fermi. Con questi servizi e i project financing annunciati si deve puntare a raddoppiare l'aumento dell’offerta pubblica non a sostituirla.
3)Incremento dei servizi alternativi, domiciliari e di Nido convenzionato qualificato, facendo subito, con la Regione, una procedura di accreditamento standard che sia di garanzia per le famiglie. In presenza di un piano serio sarebbe affrontabile l'emergenza, anche nell'immediato, aprendo un confronto con i Quartieri, le famiglie e le organizzazioni sindacali su soluzioni ponte per il prossimo anno.
Attenzione, però: l'infanzia non si ferma al Nido.
Sono 386 i bambini senza posto nelle Scuole Materne, ed il Comune ha impiegabilmente chiesto una sola sezione statale in più, senza peraltro ottenerla. Mancano classi a tempo pieno, alle elementari, per centinaia di richiedenti. L'assessore Pannuti firma k sue lettere con un gentile augurio di eubiosia, buona vita! Con un assessore e un sindaco così ci vorrebbe innanzitutto un augurio di buona fortuna!

A cura del gruppo consiliare Ds

Martedì 22.04.2003, L'UNITA’ ED. BO


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l'opinione

Infobox-Gocce
Ma un'alternativa ci sarebbe

Davide Ferrari, capogruppo Ds in Comune

A leggere le reiterate dichiarazioni della giunta, l'Infobox, con le grandi "gocce" progettate dall'architetto Cucinella per piazza Re Enzo, deve garantire l'informazione ai cittadini sui progetti in preparazione (tram, metro) e quindi la trasparenza nella loro esecuzione. Vorrei, anche in questi giorni di aspra e motivata polemica, provare a fare alcune riflessioni, prendendo per buone, solo per un attimo, le parole di Sindaco e vicesindaco.
Il Ministero, è noto, ha temporaneamento sospeso il nulla osta della soprintendenza. Mi permetto di rivolgere una domanda alla Giunta.
Perché avete scelto proprio un luogo, nel cuore del centro storico, per uria così ardita operazione informativa ? E davvero la sede più naturale?
Palazzo d'Accursio sarà presto svuotato da molti dipendenti comunali che lavoreranno nella nuova sede unica degli uffici, al mercato ortofrutticolo, Weiermeir, direttore della Galleria d'Arte Moderna, insiste per spostare il Museo Morandi nella nuova sede della Galleria, al Forno del Pane. Che sarà, nei vostri programmi, di Palazzo d'Accursio che doveva diventare sempre più il Palazzo di città, adibito precisamente alle mostre e all'accesso ai documenti, all'interazione fra informazione e partecipazione? Perché non avete pensato di utilizzare il Palazzo Comunale per i compiti di "dimostrazione" della vostra progettualità, in particolare per forme di accessibilità agli schemi progettuali con monitor, disponibilità di una banca dati, tecnologie interattive?
Se il motivo dell'Infobox consiste nel dovere di una piena informazione, sarebbe stato naturale pensare a Palazzo d'Accursio. Ma vi ha fatto velo l'ansia di "farvi vedere", di ricevere visite, rese obbligatorie dall'inevitabile passaggio nel crocicchio della Torinese.
Non mi fermo qui. Devo al dialogo con due amici architetti, Piero Dall'Ocra e Andrea Cavarocchi una riflessione ulteriore. Mi hanno entrambi chiesto, in tempi diversi, perché l'opposizione non orienta la sua iniziativa di interdizione verso il progetto Infobox in modo da proporre alternative. Non al disegno, certo affascinante di Cucinella, ma in termini di scopi, costi, dislocazione dell'opera.
Ci chiedono però, questi architetti, di non metterci dalla parte della pura conservazione del patrimonio architettonico esistente, di non condannare mai il nuovo.
Hanno ragione, certamente. Ma qual è il vero «nuovo centro» cui alludono anche le pur deboli opere progettate da Guazzaloca?
Non è il complesso di piazze e vie dalle Due Torri a S. Petronio, che deve essere rispettato e vissuto, non forzato a compiti che non può assolvere.
E piuttosto la stazione questo «nuovo centro»: il centro della rete infrastrutturale ma anche il nuovo centro degli scambi di relazione, della vita della città più grande. Guazzaloca ha patteggiato l'abbandono del progetto di una nuova stazione europea di bellezza, valori ambientali e vivibilità davvero moderni, per un piatto di lenticchie: qualche aiuto delle ferrovie al Metrò. Eppure il nodo stazione vedrà crescere sempre più la sua centralità.
Dove si potrebbe collocare meglio una struttura espositiva, più sobria, mantenuta eventualmente nella sua ampiezza "a giorno", ma resa meno costosa e più funzionale dall'utilizzo dei grandi spazi già esistenti nell'area della Stazione?
Potrebbe essere una presenza integrabile con la mostra documentale da mettere in Palazzo d'Accursio, e destinata più all'immagine, alla prima presa di contatto visivo con le opere da fare conoscere. In conclusione, se il fine non è la propaganda ci si può far venire in mente molte idee. Se il fine non fosse stato spendere quattro miliardi di vecchie lire per catturare l'attenzione, si sarebbe capito il dovere di una vera trasparenza, magari indicendo un concorso di idee.
Non si spacci per creatività e partecipazione l'affanno nell'acquisto del consenso.

Sabato 12.04.2003, L'UNITA’ ED. BO



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L'INTERVENTO
200 giovani per vincere

di Davide Ferrari, Presidente gruppo Due Torri, Comune di Bologna

Guazzaloca non piace. Non piace ai cittadini che sono stati intervistati per effettuare il sondaggio promosso dai Ds, datato dicembre 2002, e riferito dal Domani: Non credo che in questi ultimi mesi gli entusiasmi dei bolognesi si siano riaccesi, fra consulenze e assenze, fra subal-ternità alla Destra su Pace e Resistenza e esternalizzazioni al buio di intere fette del Comune.

Leggendo bene il sondaggio parrebbe che Guazzaloca se la passi meglio nel giudizio dei più giovani (18-24 anni) e degli anziani (più di 65). Ricordo che, sempre, nei sondaggi, sono le fasce degli intervistati più lontane dall'informazione quotidiana a essere più bene-volmente caute nei confronti dell’autorità o del personaggio da giudicare. E comprensibile.
Proviamo però a prendere per buoni questi risultati. Proviamo ad affrontare il problema della proposta elettorale che l'opposizione deve rivolgere a giovanissimi e anziani per vincere nel 2004.
Comincio dai "vecchietti". Per parlare senza retorica e ipocrisia a questi cittadini dobbiamo cambiare noi. Deve cambiare l'asse della proposta. Passare dalla baruffa continua con la Destra a parole semplici su sicurezza, salute, orari delle famiglie. Bisogna tornare a parlare di persone, della vita quotidiana.
Racconto un esempio. Il gruppo Due torri ha fatto e presentato un piccolo film sulle buche nei marciapiedi. Non per amore di pura polemica con quel sindaco che dice di non occuparsi della Pace perché pensa alla buona amministrazione. No. Lo abbiamo fatto perché la situazione è davvero grave. Per gli anziani, come per le madri e i padri con bimbi piccoli e per i portatori di handicap, un marciapiede impraticabile significa avere meno diritti: al tempo, alla mobilità, a vedere e parlare con altre persone. Sono numerosissime le telefonate che stiamo ricevendo, le segnalazioni e l'incoraggiamento ad andare avanti. A chiamare sono per lo più donne anziane, spesso sole, alle soglie della perdita dell'autosufficienza eppure anche nonne o addirittura bisnonne, con bene in mente i problemi dei piccoli. Persone che compendiano il carico e le responsabilità difficili delle famiglie di oggi. Bisogna andare avanti. Se i Partiti ormai non hanno più la caratteristica "di massa" sufficiente per condurre campagne di lunga lena bisogna che coinvolgano sindacati e associazioni. Insomma il politicismo non basta, anzi è un ostacolo. Anche per il 2004. I giovani, invece, diciamo la verità, proprio non riusciamo a capirli. Per vènt'anni, dall'80, li abbiamo visti lasciarci, andare verso il mercato, verso la Destra, spesso e volentieri. Verso ciò che sembrava il nuovo. E quando c'eravamo convinti ad inseguirli un po’, ecco i new global, Genova, poi le grandissime manifestazioni per la Pace. Tornano a "Sinistra ", pare. Tutto a posto, dunque? E allora perché il sondaggio dice che guardano più degli altri verso la nube del sindaco sfuggente? In realtà ciò che comincia ad apparire è una generazione che ha bisogno di valori, ci crede, sbugiarda chi dici Toro che bisogna pensare a far soldi e basta. Punto. Un orientamento politico ed elettorale è ancora tutto da costruire e ci vorrà tempo, esperienze e comportamenti chiari dell'Ulivo e della Sinistra. Ma qui e ora, a Bologna, possiamo fare qualcosa.
La Sinistra Giovanile ha lavorato ad un vasto e interessante documento con molte idee per il programma elettorale. Ho proposto ai giovani Democratici di Sinistra di dare vita, con le altre componenti dell'opposizione e con tanti altri ragazzi, aduna "task force" per il 2004. Penso ad un "gruppone", almeno 200 giovani, ognuno consapevole non solo dei propri ideali ma anche di una proposta che nasce dal vissuto di ogni giorno, dal sito studiare, dal suo lavorare. 200 proposte raccontate in ogni strada, in ogni luogo dei giovani bolognesi da 200 ragazzi, 200 testimoni di un’altra campagna elettorale, diversa e convergente con quella che farà l'Ulivo, possono essere una grande forza. I nostri giovani hanno qualche mese di tempo, se vogliano, se il partito e la coalizione li sosterrà in tutto e per tutto, per riunire le forze, tirare fuori il meglio delle idee, imparare ad esprimerle con semplicità e poi andare "fuori "per una lunga campagna elettorale. La Festa dell'Unità potrebbe essere il luogo per mettersi insieme, per creare il "gruppo". Dopo il voto, questi giovani, sono sicuro, non smetterebbero. Vorrebbero spingere per rinnovare il governo democratico di Bologna, per realizzare davvero cose nuove. Per chi vuole avere spazi, scuole belle almeno come le proprie case, un lavoro che duri. Tutto ciò di cui Bologna ha più bisogno.

Domenica 06.04.2003, IL DOMANI
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L'intervento
Il grande bluff del «Civismo» guazzalochiano

Davide Ferrari

Si dirà che ormai certe «grida» non spaventano più nessuno. Si dirà che l'insistenza molesta con la quale il rondò delle dichiarazioni dei consiglieri guazzalochiani contro i Sanvitaliani, gli «Al Cruselleschi», i Sanruffillesi, i Canossiani di via Nosadella, eccetera, eccetera eccetera non fa più notizia, ma la polemica che, praticamente ogni giorno, consiglieri e assessori della lista del sindaco fanno contro i comitati è davvero grave.
In primo luogo perché deve inquietare la violenza reiterata dei modi. Si tratta certamente di una manifestazione di intolleranza verso il dissenso e di scarsissimo rispetto verso la partecipazione dei cittadini alla determinazione del governo comunale.
Ma qual è la causa di tanta acrimonia? La questione sta tutta nella pretesa che, un dì, la lista «civica» di Guazzaloca riteneva di poter avere di rappresentare un «fatto civico», di essere, lei e lei sola, una politica fuori dalla politica. Sono passati quasi quattro anni dal '99. Il carattere civico della lista di Guazzaloca è ormai del tutto tramontato. L'immagine del sindaco, come indipendente dal centrodestra è morta da un pezzo.
La mia è una pura constatazione. Guazzaloca sarà per forza costretto dalle cose, dai fatti, a ripresentare la sua figura, a fine mandato, come quella di un qualunque sindaco del centrodestra. Infatti, proprio come il più classico dei rappresentanti di quella coalizione non ha capito la necessità di regolare il traffico, di opporsi cioè al privatismo dei comportamenti, che è un danno per le possibilità di vivere bene dei privati, cioè dei cittadini.
Proprio come il più classico dei rappresentanti di quella coalizione non ha capito che per la sicurezza si combatte non con gli assessori sceriffi o mettendo la testa sotto la sabbia e prendendosela con chi protesta ma, giorno dopo giorno, governando con i Quartieri, tutte le situazioni di crisi, stimolando e indirizzando il lavoro delle forze dell'ordine.
Sono questi i terreni sui quali, prima del '99, in questo mandato, certamente anche dopo il 2004, si è avuta una fioritura di iniziative civiche con le quali è e sarà necessario fare i conti.
Reagire «buttandola in politica», gridando alla strumentalizzazione non serve a niente.
L'ideologia del civismo e della non politica guazzalochiana è ormai del tutto impresentabile.
Non gli servirà a molto aizzare una polemica così dura, aspra e irricevibile contro quelle centinaia di persone che ogni giorno si battono per una Bologna migliore.
I comitati sono formati da persone di ogni componente sociale di Bologna, e dimostrano, con la loro stessa esistenza, che la questione della partecipazione è del tutto aperta e che La Tua Bologna non solo non l'ha risolta ma anzi, ne ha allargato le dimensioni.

Martedì 11 02 2003, L'UNITA' ED. BO

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Sulla Fondazione Flavia Franzoni ha ragione.
La Giunta usa in modo errato l'esempio di Reggio
«Un piano per rilanciare la scuola pubblica»

Davide Ferrari

Un piano per il rilancio del servizio scolastico pubblico. È la proposta di Davide Ferrari, capogruppo della Quercia in Consiglio colturale a Bologna, alternativa alla creazione di una Fondazione che gestisca i nidi e le scuole materne in città, come ipotizzato, tra conferme e mezze smentite, dall'assessore alle Politiche sociali, Franco Pannuti. A due giorni dall'intervento di Flavia Franzoni, moglie del presidente della Commissione europea, Romano Prodi, Ferrari ritorna sulla questione, precisando le idee per una scuola comunale diversa.
Ferrari, come giudica la contrarietà di Franzoni all'affidamento a terzi di un settore cosi delicato come quello scolastico?
«Ho apprezzato molto le sue parole, poiché ha posto la questione negli esatti termini, cioè rifiutando l'opzione ideologica a favore del privato, e partendo dall'analisi dei temi in cui la sussidiarietà può davvero essere utile, facendo crescere esperienze di solidarietà e volontariato. Ma il tentativo della Giunta Guazzaloca, divisa fra liberisti assoluti e chi ha come unica preoccupazione le cifre del bilancio, è ben altro, e mira alla destrutturazione di ciò che non solo è un servizio, ma anche un diritto per i bambini da 0 a 6 anni. La qualità dei servizi è già calata».
Insomma, il vostro "no" all'ipotesi di privatizzazione è netto.
«Ci siamo opposti fermamente due anni fa al progetto di Pannuti di chiudere un terzo delle scuole pubbliche per reinvestire i soldi risparmiati negli istituti privati. Allora raccogliemmo, insieme ai sindacati e alle famiglie, oltre 10 mila firme, costringendo l'amministrazione a fare marcia indietro. Nella Fondazione vediamo lo stesso intento, quello di liberarsi della presenza pubblica come di un peso. L'assessore gioca sull'equivoco, ma il piano di esternalizzazione massiccia della
scuola c'è e va combattuto».
Ma quale alternativa propone l'opposizione di Palazzo d'Accursio?
«Dopo il convegno nazionale sulla scuola organizzato dall'Ulivo lo scorso 11 gennaio, abbiamo più idee per un rilancio dei servizi educativi. Per prima cosa bisogna dare piena autonomia alle direzioni pedagogiche, creando un'Istituzione che sia garante della missione pubblica e della sua qualità. L'autonomia è un diritto, per legge, per tutte le scuole. Deve esserlo anche per le scuole dell' Infanzia del Comune di Bologna. Quando ci si siede attorno a un tavolo con l'amministrazione, sono rappresentate le scuole statali, cattoliche e private. E quelle comunali chi le rappresenta? Nessuno. Invece io credo che sull'autonomia di nidi e materne sia necessario investire. Rafforzando le direzioni pedagogiche e culturali, rendendo protagonisti gli insegnanti. Reggio Emilia può essere un
buon esempio».
Il modello per il quale la Giunta accusa l'opposizione di usare «due pesi e due misure»?
«Anche qui si gioca sull'equivoco. A Reggio si sta realizzando una Istituzione per Nidi e materne e la stessa società "Reggio Children" si occupa di formazione, e di diffondere uno standard qualitativo da applicare ai servizi scolastici. E' una struttura di marketing territoriale, non c'entra niente con una Fondazione di gestione. Anche qui servirebbe un "bollino" di qualità garantito, per le scuole di un Comune che non abdica certamente alle sue responsabilità, ma anzi contribuisce a fissare e controlla le caratteristiche delle offerte educative».
Allora i Ds non escludono a priori ipotesi di collaborazione con soggetti
privati
«Ma solo in appoggio al servizio pubblico, per integrarlo. Non per sostituirlo, che è l'obiettivo del centrodestra. Ci vogliono innanzitutto più nidi e scuole dell'Infanzia adeguate, non con un maggiore numero di bambini per sezione. Ci vogliono centri educativi assistiti in grandi luoghi di lavoro, a cominciare da quelle pubbliche Come gli Ospedali, l'Università, la Regione, lo stesso Comune di Bologna dove si possano affidare con sicurezza i bambini, dei lavoratori, ma non solo. Con un orario più elastico dei nidi a tempo pieno, in modo da tarare le iniziative sulle specifiche esigenze dei genitori. Ci vogliono centri di domicilio: un gruppo di famiglie che si rivolge a un'operatrice che ha cura di bambini a casa propria, o in luoghi protetti preparati da uno o più condomini Ma queste soluzioni hanno senso se non si smantella un servizio pubblico, di educazione e non di assistenza, e che funziona».
Anche per ovviare al drammatico problema delle liste d'attesa
«L'opposizione veglierà affinché la promessa della Giunta di 150 nuovi posti, scritta nell'accordo con Cgil Cisl e Uil, venga davvero rispettata. Con nuovi nidi, subito, non dopo il 2005. E le nostre proposte vogliono garantire che termini questa intollerabile situazione che vede fuori da ogni servizio oltre 500 famiglie con i loro bambini».

Il nostro no è netto sulla privatizzazione L'assessore Pannuti gioca sull'equivoco ma il progetto esiste

Martedì 21.01.2003, L'UNITA’ ED. BO


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Statistiche e prezzi veri

di Davide Ferrari

La polemica fra Eurispese Istat, sulla quantità di inflazione prodottasi dopo l'Euro, ha allontanato l'attenzione dal vero problema. C'è, nell'Italia di oggi, un fenomeno di vero e proprio impoverimento e indebitamento delle famiglie, che ha cause diverse. In questa situazione i prezzi che le famiglie avvertano aumentare maggiormente sono proprio quelli del consumo quotidiano, che è una quota-parte della spesa più grande per i meno abbienti, rispetto a quanto incida mediamente su tutta la popolazione".

"In sostanza: la gente vede aumentare, giorno dopo giorno, proprio quei generi che compongono la spesa quotidiana. Non è accettabile che questo problema venga negato, ed anzi si colpevolizzino i consumatori, rei di non riuscire a discernere fra i diversi generi proposti, incapaci di scegliere bene e quindi di orientare da se medesimi il mercato dell'offerta. A volte mi sembra che, sul tema dell'aumento dei prezzi, qualcuno voglia passare dalla frase: "il cliente ha sempre ragione" a quella inversa: "il cliente ha sempre torto". D'altra parte colpevolizzare la struttura del commercio al dettaglio serve a poco. Tutti sappiamo che la distribuzione in Italia ha caratteristiche particolari, si frastaglia in una pluralità di esercizi che non ha eguali in nessun altro paese. Questo fenomeno ha le stesse origini storiche di quello, assai più vasto, che vede l'Italia essere l'unico paese con un numero altissimo di Comuni che, anche se di media entità, hanno tutte le caratteristiche di "città". Allora bisogna prendere iniziativa. Il governo Berlusconi manda segnali contraddittori e ogni giorno un ministro smentisce l'altro. Avanzo alcune proposte su "cose" che possono essere fatte anche a partire da qui, dalla dimensione locale.
Nell'assenza colpevole del Governo gli Enti Locali possono dare un contributo a migliorare la situazione. Abbiamo a Bologna una solidissima pratica di rapporti fra il governo locale, dal Comune, afta Provincia, alla Regione, e le associazioni
dei produttori e dei dettaglianti. Bene, facciamo fare a questa collaborazione un salto di qualità. Bisogna lanciare una campagna per difendere i consumatoti e sostenere i consumi. Dovrebbe essere, come ben si comprende un obiettivo condiviso dalle associazioni del commercio. Bisogna incentivare la presenza del doppio prezzo (euro e lire), su ogni cartellina. Si diffondano liste dei prezzi 2001 dei principali prodotti in lire per poter fare un confronto sugli andamenti dell'inflazione. Si lanci una campagna per sostenere acquisti consapevoli e combattere la paura nei consumatori. Se sarebbe ipocrita voler sostenere i consumi cori la pubblicità, se uniti ad altri provvedimenti direttamente contro il carovita può essere positiva una informazione pubblica che orienti, dia strumenti ai consumatori e insieme ne taciti le preoccupazioni. Abbiamo un precedente: la campagna per far riprendere gli acquisti di carne dopo la crisi detta mucca pazza. L'obiezione che era necessario fare queste cose subito, al momento del passaggio di monéta, è giusta ma non è un'obiezione. Il governo non ha vigilato, non si è fatto nulla, bisogna battersi perché l'errore non prosegua. Attenzione il rischio è che, dopo la lievitazione dei prezzi si verifichi un'onda più lunga di crisi dell'economia, di depressione. A subirne la conseguenza saremo così tutti, a cominciare dai rami bassi del commercio, laddove una variazione al ribasso dei consumi può determinare immediate crisi di impresa con la chiusura di molti esercizi. Non possiamo non andare ai periodi più difficili della nostra vita economica, quando all’inflazione senza controllo, con forti e crescenti differenze fra prezzi alla produzione è prezzi al dettaglio, si sono determinati i fenomeni della cosiddetta stagflazione (stagnazione più inflazione). L'associazionismo degli esercenti è chiamato ad un ruolo importante ed insostituibile di sostegno alla qualità della distribuzione, di coordinamento dell'offerta, di promozione della trasparenza. Non vedo alternative che non siano la rivolta dei consumatori, e la guerra fra poveri.
Ma attenzione potremo evitarlo solo se si metteranno in campo strumenti come questi, solo se il, cittadino sentirà di essere protetto. Ed evitare la demagogia dei "Vigili Urbani ovunque"del Ministro Marzano.
Ricordo ancora infausti episodi dei primi anni '70, con le Polizie municipali lanciate alla inutile rincorsa, giorno per giorno, dei cartellini sui banconi di alimentari. Non sono queste, le politiche di un paese moderno. Ciò non toglie che vadano effettuati controlli selettivi maggiori. Ma, ripeto l'unica strada è quella della collaborazione fra quattro soggetti: enti locali, produttori, distributori, consumatori. Sì, anche le associazioni dei consumatori, che devono , essere considerate un interlocutore costante da parte degli enti locali. Vedo qui un ritardo del Comune di Bologna. In tre anni di mandato ho visto le associazioni dei consumatori poco o nulla consultate e invece considerate una controparte. Infine un particolare di estrema gravita.
Si è molto parlato degli alimentari e dell'ortofrutta. Ma nelle famiglie è avvertito moltissimo il peso anche di generi specifici come quelli dell'istruzione. Ebbene a Bologna è proprio questa la voce che registra una tale impennata che persino la fredda Istat lo ha rilevato con preoccupazione (+5%). Il gruppo Due Torri-Ds, all'inizio dell'anno scolastico ha lanciato, anche su queste colonne precise proposte per contenere il caro libri: sostegno all'automercato di scambio e innalzamento dei sussidi Nessuna risposta. I prezzi sembrano un problema da lasciare ai cittadini. In compenso il Comune di Bologna si è fatto protagonista della politica di aumento generalizzato delle tariffe. Cresce la Tarsu (+ 4.9%), e cresce la refezione scolastica (+4.5 %), mentre Atc alza il bigliétto e il passaggio ad Hera annuncia aumenti per i servizi cimiteriali (+5%). Tutto corre a circa il doppio del tasso annuo "ufficiale" d'inflazione. Attenzione signor sindaco, ed anche attenzione noi tutti, a Bologna si fa più fatica ad arrivare alla fine del mese. Non si possono prendere sotto gamba i problemi dei prezzi contando sulla ricchezza diffusa della nostra città. Anche qui bisogna ascoltare e vivere una città che sta cambiando”.

Giovedì 16.01.2003, IL DOMANI


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Ma Bologna sta pensando a privatizzare la gestione

Davide Ferrari, Capogruppo Ds Comune di Bologna

Caro Benozzo,
la tua lettera testimonia la continuità del tuo impegno serio e appassionato per la scuola nella tua città e in Emilia. Devo sinceramente dirti, però, che le tue considerazioni partono da presupposti non fondati che conducono poi a conclusioni politiche che non condivido.
1. La posizione dei DS all'opposizione e dei DS al governo, nelle città dell'Emilia Romagna, sul tema delle scuole per l'infanzia, oggi, mi pare possa essere senza troppi sforzi la medesima: SI ad istituzioni autonome che diano maggior valore alla libertà delle scuole comunali, NO alla trasformazione delle scuole comunali in un settore del mondo delle offerte private di servizi. Il privato sociale e/o l'associazionismo genitoriale sono già coinvolti, da anni, e possono esserlo ancora di più in fondazioni, società o progetti integrati per la diffusione del "marchio di qualità" delle "città per l'infanzia", per la formazione professionale e genitoriale, nonché in progetti di nuove Istituzioni, tramite project financing o altre forme.
Certamente nessuno può porre limiti alla fantasia e all'inventiva dei nostri amministratori che devono far quadrare i conti fra l'esigenza di mantenere le scuole, aumentare qualità e posti, combattere con le norme assurde e taglieggiatrici delle finanziarie di Tremonti.
2. Le intenzioni dell'assessore Pannuti, a Bologna, sono ben diverse. Egli ritiene che ci siano troppe scuole pubbliche per l'infanzia e che questo deprima il mercato.
Ha così cercato di chiuderne un terzo, ma una opposizione molto determinata glielo ha impedito raccogliendo 10.000 firme per la salvezza delle scuole comunali. Poi ha iniziato a studiare le forme di una vera e propria privatizzazione della gestione, sì proprio così: dell'hard core del sistema.
Dobbiamo dire NO senza alcuna ambiguità a questa proposta. Essa farebbe scomparire, di fatto, l'offerta pubblica a Bologna, prefigurerebbe un futuro incerto addirittura nella medesima capacità di avere a Bologna, come c'è oggi, la piena copertura del diritto alla scuola da tre a sei anni.
Non giovano i sofismi. Bisogna essere chiari: i nidi e le scuole costano 100 miliardi, nella nostra città. Al Comune tornano indietro, per rette e refezione, risorse inferiori ad un quinto della spesa. Nessun privato potrebbe "compartecipare" a tenere in piedi un Ente con un tale carico gestionale, senza proporre, quantomeno, la sua progressiva riduzione.
Come vedi c'è abbastanza materia sia per dire NO a Guazzaloca e Pannuti, sia per dire SI, con i cittadini, gli operatori, gli insegnanti, il mondo della cooperazione e delle imprese, le fondazioni bancarie, a un progetto alternativo che si faccia forte della bellezza e credibilità delle nostre scuole, che non le consideri un albero da ridurre a legna.

Domenica 12.01.2003, L’UNITA EDIZIONE DI BOLOGNA